Il Banksy di Venezia a rischio vandali: l’opera sorvegliata h24

di Fabio Maresca

Controllato in attesa del restauro

Minacciato dalla salsedine e dall’alta marea, che ne stanno dissolvendo i colori, il Bambino Migrante realizzato da Banksy a Venezia è adesso ‘sotto tutela’, vigilato 24 ore su 24 da guardie private, perché si temono atti vandalici in vista del suo prossimo, discusso, restauro.

L’iniziativa è stata presa da Banca Ifis, l’istituto di credito che ha raccolto l’appello per la salvezza dell’opera lanciato lo scorso ottobre dall’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi e che finanzierà i lavori di messa in sicurezza del dipinto. Un’operazione accolta dall’entusiasmo delle istituzioni, ma anche dalle critiche del mondo degli street artists, convinti che quelle di Banksy, come degli altri artisti dei muri, debbano essere lasciate dove sono, e andare incontro al naturale deterioramento del tempo.

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Ma l’approccio conservativo ha prevalso, e il bambino migrante con giubbotto di salvataggio e torcia di segnalazione in mano, dipinto a pelo d’acqua nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, vicino al Campo di San Pantalon, è sottoposto ad una stretta sorveglianza. Precauzione o, più probabilmemte, sono stati colti dei segnali che fanno pensare ad un rischio di atti vandalici per danneggiare l’opera, divenuta una nuova attrazione turistica a Venezia, visibile com’è, comodamente, dal ponte che attraversa il rio San Pantalon.

Se così avvenisse, anche l’immobile, di proprietà di una società di imprenditori padovani, ne risentirebbe, visto che il suo valore è molto aumentato da quando lo street artist britannico lo ha scelto per la sua seconda opera in Italia (l’altra è a Napoli).

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Banksy di Venezia, il restauro contestato

Presentando l’operazione, e il nome della banca mecenate, lo scorso ottobre, Sgarbi aveva spiegato che la segnalazione del progressivo deterioramento del Bambino Migrante gli era arrivata direttamente dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e dal presidente della Regione, Luca Zaia. «La soprintendenza – aveva sottolineato Sgarbi – non poteva agire. Mi sono attivato subito e ho ottenuto la disponibilità della fondazione bancaria Ifis che coprirà le spese di restauro dell’opera e della facciata dell’edificio. Non ci interessa avere il consenso al restauro, dal momento che, tra l’altro, il murales è stato realizzato abusivamente».

Una «responsabilità» che il critico aveva detto di assumersi in virtù della sua «delega sull’arte contemporanea, ed è mio compito tutelarla». Le cose per Sgarbi sono andate poi diversamente. Quello di Banksy potrebbe essere il suo ‘testamento’ da sottosegretario alla Cultura, dopo l’addio al governo.

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