La premier ha incontrato il presidente dell’Istituto Jacques Delors Enrico Letta
Cambiare rotta per non restare a rincorrere Stati Uniti e Cina e assicurare all’industria europea l’autonomia nei settori chiave per il futuro: difesa e tech in testa. Gli input del governo per rilanciare la competitività dell’Europa corrono paralleli tra Roma e Bruxelles. La premier Giorgia Meloni li recapita direttamente al presidente dell’Istituto Jacques Delors, Enrico Letta, che si appresta a mettere nero su bianco il suo report sul mercato unico da presentare ai leader Ue il 17 aprile.
A farle da sponda sulla scena europea è il ministro Adolfo Urso, impegnato a esortare i vertici comunitari a mettere in campo «fondi comuni» per aiutare le capitali e i privati a «reggere la sfida» della marea di sussidi elargiti da Washington e Pechino a favore delle loro imprese. E, per non restare intrappolata in vincoli troppo rigidi, l’appello all’Europa è anche a «rivedere le priorità» della svolta green. A partire dal regolamento sugli imballaggi, sul quale Roma preannuncia nuova battaglia.
Il divario in termini di crescita e innovazione
Davanti alle sfide geopolitiche ed economiche globali, nei precetti trasmessi dalla premier a Letta, è necessario «eliminare il divario in termini di crescita e innovazione tra l’Europa e i suoi principali concorrenti», alleggerendo «il peso burocratico» per le Pmi e dando «attenzione» a industria e occupazione. Tutti elementi messi in rilievo a più riprese anche dal ministro Urso durante il confronto con gli omologhi Ue a Bruxelles.
Unire «mercato interno, competitività e autonomia strategica è l’unica strada», nella visione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, per rispondere al guanto di sfida già lanciato dall’amministrazione targata Joe Biden con l’Inflation Reduction Act e dal presidente XiJinping con la sua politica economica sempre più assertiva.
«O l’Europa si muove nella stessa direzione» delle rivali, «o non regge», è il monito di Urso rivolto anche al commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, condividendo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’ex premier Mario Draghi nell’incontro a porte chiuse all’Europarlamento. Tutti gli investimenti di cui l’Europa ha bisogno, incalza Urso, dovranno essere sostenuti dai Ventisette insieme, nel solco di quanto già fatto con il Recovery fund e il RePowerEu. Una richiesta in linea con l’urgenza messa in rilievo da Draghi di «500 miliardi di investimenti l’anno per i prossimi dieci anni». E anche con l’indicazione di Letta sulla centralità della Banca europea per gli investimenti «per finanziare l’economia reale».
Le ambizioni green
A novanta giorni dalle Europee la sfida passa anche per le ambizioni green del continente. Con lo stop alle auto diesel e benzina al 2035 diventato ormai realtà – una scelta, nelle parole di Urso, «mortificante» per un intero settore già soggiogato dalla potenza cinese sui veicoli elettrici e da politiche commerciali non all’altezza rispetto agli Stati Uniti – il governo è pronto a battersi nelle prossime settimane sul regolamento imballaggi.
Dopo l’intesa politica Ue provvisoria raggiunta il 4 marzo, la tempesta sul testo non si placa con più di una voce scontenta. Le norme, sollecita Urso, possono essere migliorate «ulteriormente» soprattutto sui «prodotti monouso». L’auspicio di Roma è sempre lo stesso: «Far convivere il riciclo e il riuso». E il consenso tra gli altri governi Ue, è l’assicurazione, è stato «allargato».