Dossieraggio, Melillo: «Striano non ha agito da solo, va capito il sistema»

di Fabio Maresca

Per il procuratore esiste «mercato parallelo di informazioni riservate»

«Fatti estremamente gravi, ma polemiche scomposte». Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo punta il dito contro i tentativi di strumentalizzazione dell’indagine di Perugia, che «incrinano l’immagine» del suo ufficio. Ma allo stesso tempo rivela le sue convinzioni su eventuali complici di Pasquale Striano, il finanziere indagato, facendo trasparire i timori per una regia occulta dei presunti dossieraggi: le sue condotte «mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale». E dunque, è la logica conclusione del procuratore antimafia, «uno dei punti centrali sarà comprendere il suo sistema di relazioni».

«Speculazioni» e «disinformazione» sulla vicenda, falle nel sistema della sicurezza informatica e la minaccia esistente di un mercato parallelo di informazioni riservate, sono alcune delle denunce di Melillo nella sua audizione fiume in Commissione parlamentare antimafia, durata circa quasi cinque ore, alla quale lui stesso aveva chiesto di essere ascoltato, così come il titolare dell’inchiesta Raffale Cantone.

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Molti di quei dati carpiti da Striano, ha spiegato dunque Melillo, «non erano stati esfiltrati solo dalla nostra banca dati, che è ben lontana dall’essere un buco nero, ma anche da altri sistemi (tra questi il ‘Serpico’ dell’Agenzia delle Entrate che serve a controllare i redditi, il ‘Siva’, che serve a controllare operazioni finanziarie anomale)».

Le segnalazioni di operazioni sospette

Il suo ufficio non è dunque «un colabrodo, ricordo che i sistemi infrastrutturali vengono assicurati dal ministero. E vi è una condizione generale della quale bisogna occuparsi», spiega il procuratore, sottolineando che avremmo dovuto «assicurarci in tempo di sistemi di sicurezza della Giustizia» e mettendo in discussione «anche le sicurezze di impianti digitali non meno importanti delle cosiddette ‘Sos’, utilizzati per i cosiddetti dossieraggi».

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Da qui la difesa delle ‘Segnalazioni di operazioni sospette’ (le ‘Sos’ appunto, alcune delle quali utilizzate abusivamente da Striano secondo l’inchiesta), che «sono strumenti essenziali contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Sono strumenti delicatissimi, contengono dati, notizie e informazioni in grado di profilare chiunque e di rivelare la natura delle nostre relazioni personali e sociali: da questo deriva che il loro uso deve essere rigoroso».

Anche per questo – sottolinea Melillo – bisogna «valutare l’adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d’ufficio». Tutto questo per combattere quel «mercato parallelo di informazioni riservate» e capire se «è regolato da casualità, frutto magari solo della debolezza dei sistemi digitali che le contengono, o se ci sono logiche più sofisticate e ampie».

Cafiero de Raho

Ad ascoltare Melillo, tra i parlamentari, c’è anche il suo predecessore Cafiero de Raho, che è ora vicepresidente della Commissione: all’epoca dei reati commessi da Striano era lui il procuratore capo della Dna, oggi deputato del Movimento Cinque Stelle.

«È un mio diritto da parlamentare esserci», ha spiegato de Raho arrivando a Palazzo San Macuto e replicando indirettamente all’altro vicepresidente, Mauro D’Attis, il quale aveva chiesto, assieme ad altri colleghi, nei giorni scorsi che de Raho si astenesse dal presenziare all’audizione di Melillo perché «all’epoca dei fatti era alla Procura nazionale antimafia». Mentre un altro membro, Raffaella Paita di Italia Viva, ha annunciato la richiesta di un’audizione dello stesso de Raho.

Gli stress test

Dal suo insediamento nell’ufficio, nel 2022, Melillo spiega di aver avviato «una attività di ispezione supervisionata da ispettori» con «stress test» che hanno messo in evidenza «preoccupanti vulnerabilità del sistema Ares e della banca dati» ed ha avuto «esiti sconfortanti».

Anche il sistema dell’organico al servizio delle ‘Sos’ – dove prestava servizio Striano – è stato rivoluzionato: prima c’era «un solo magistrato» addetto mentre «oggi quattro magistrati ne partecipano alla gestione», ha specificato l’attuale procuratore sottolineando di aver compiuto «un profondo rinnovamento dei quadri di polizia giudiziaria addetti al servizio Sos, non perché sospettassi ma per introdurre principi di rotazione per determinate funzioni. E c’era gente che la svolgeva da 20 anni».

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