Senato imbrattato con la vernice, 3 di «Ultima Generazione» condannati

di Marika Aiello

Il magistrato ha disposto anche un risarcimento immediatamente esecutivo

Sono diventati l’incubo degli automobilisti romani con blocchi stradali improvvisi, anche sul Grande Raccordo Anulare. In nome dell’ambientalismo hanno messo a segno blitz clamorosi, lanciato zuppe di verdure contro quadri e il 2 gennaio del 2023 hanno imbrattato con vernice rossa i muri e il portone di palazzo Madama, nel cuore della Capitale. Per l’iniziativa al Senato tre appartenenti al gruppo Ultima Generazione sono stati condanni dal giudice monocratico di Roma ad otto mesi di reclusione per l’accusa di danneggiamento aggravato.

Il magistrato ha, inoltre, disposto un risarcimento, immediatamente esecutivo, di 60 mila euro in favore del Senato, del ministero della Cultura e del Campidoglio che si sono costituiti parte civile nel procedimento. Dopo la sentenza i tre imputati Laura Paracini, Alessandro Sulis e Davide Nens sono stati accolti da un lungo applauso da parte degli attivisti che li attendevano fuori la cittadella giudiziaria della Capitale.

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Le dichiarazioni spontanee

In aula, poco prima della sentenza, uno degli imputati ha chiesto di potere fare dichiarazione spontanee. «Prima di compiere il gesto eravamo ben consapevoli delle conseguenze che ci saremmo dovute aspettare. Non siamo speciali, abbiamo semplicemente agito in un modo diverso, ma sempre pacificamente, come sancito dalla nostra costituzione – ha affermato -. Siamo stati costretti a questo gesto non solo dall’inazione della politica, ma anche dalla mancanza di ascolto delle nostre proposte. Non avevamo alcuna intenzione di danneggiare beni di interesse storico-artistico».

Dal canto suo il difensore, l’avvocato difensore Cesare Antetomaso, commentando la decisione del tribunale ha detto che siamo in presenza di «cittadini che hanno agito a tutela dell’ambiente, come prescrive la Costituzione. L’accesso al Senato non è mai stato inibito e il materiale usato era stato scelto per non arrecare danni. Presenteremo appello». Il tribunale ha sostanzialmente accolto la richiesta della Procura che ha sollecitato una condanna ad 1 anno.

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La requisitoria

Nel corso della requisitoria il rappresentante dell’accusa ha affermato che scegliere come obbiettivo «un palazzo che risale al ‘400 e non il ‘Serpentone’ di Corviale. Un fatto commesso con violenza e che ha provocato danni considerevoli: l’ingresso è stato interrotto per 30 minuti e sono servite decine di migliaia di euro per il ripristino». Secondo quanto emerso nel corso del processo ammonta a circa 40 mila l’importo dei lavori effettuati per il ripristino della facciata e del portone del Senato. I tre furono immediatamente fermati dai carabinieri e dalla polizia.

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