In Sardegna c’è aria di riconteggio. A rischio carta bollata Fitto e De Luca

di Mimmo Della Corte

La differenza fra Todde e Truzzu si è ridotta ad appena 6/800 voti

Domenica tocca all’Abruzzo. Il centrodestra ci arriva sulle ali dei dati Istat, che confermano che l’economia italiana regge. Il Pil 2023 è cresciuto (+0,9%) più del previsto (0,6%), determinando il calo del debito dal 154,9% di Giuseppe Conte e dal 140,5% di Mario Draghi al 137,3% di oggi. Frena la crescita dell’occupazione, aumentano, però, di ben 373mila unità i posti lavoro a tempo indeterminato. Ma anche del successo diplomatico di Giorgia Meloni che, dopo 24 anni di carcerazione in Usa, riesce a riportare in Italia l’imprenditore Chico Forti.

Ovviamente, Elly Schlein, Conte e l’intellighenzia sinistroide, «assicurano» che «non è vero» e provano a «sviare» a proprio vantaggio il voto abruzzese, continuando a dire di aver vinto in Sardegna, che «il vento è cambiato» ed «è finita la luna di miele fra Meloni e italiani». Fossi in loro più che festeggiare per la vittoria mi vergognerei per l’ennesima brutta figura e lo scarsissimo sostegno offerto a Alessandra Todde. Tanto più che, dai risultati dei 22 seggi scrutinati dagli uffici circoscrizionali di Cagliari e Sassari il vantaggio di 2.625 voti della Todde si sarebbe ridotto a 600/800.

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Perché in alcune sezioni non sarebbero stati attribuiti voti a Paolo Truzzu anche se il voto alla lista era chiaro ed evidente, e qualcuno asserisce anche le sezioni erano solo 2 e non 4 e i dati riportano 217 voti a Truzzu e 183 a Todde.

Ma mi vergognerei anche perché la prima volta – dal 2015 ad oggi – che il centrodestra perde la guida di una regione che governava, non è per merito loro, bensì della candidata, premiata massicciamente dal voto disgiunto. Un travisamento della realtà riuscito grazie ai media allineati bravissimi a mascherare i voti delle coalizioni enfatizzando al massimo quelli della corsa alla poltrona presidenziale.

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Un po’ d’ordine

Provo, allora, a rimettere un po’ d’ordine. La Todde (M5S-Pd) ha vinto, con 331.007 (45,4%) dei consensi, rispetto ai 328.241 (45%) del suo avversario Truzzu di FdI-FI-Lega. Ma il merito è tutto suo. Fosse stato per i suoi sostenitori, sarebbe uscita sconfitta. Il centrodestra come coalizione, infatti, ha portato a casa 333.612 (48,8%) voti di lista (+8,8%) rispetto alle politiche 2022 e + 6,2% in confronto ai 290.640 (42,6%) ottenuti da Pd-M5s che, tra l’altro, hanno anche perso il 6,2% rispetto alle ultime politiche quando la somma delle percentuali di voti alla Camera di: Pd 26.96% e M5S 21,80% era stata del 48,8%.

Certo «la pubblicità è l’anima del commercio», ma se questi sono i risultati del voto in Sardegna, quella di Schlein, Conte, alleati e stampa amica è pubblicità ingannevole che i cittadini hanno punito col voto alle coalizioni in Sardegna e con il sondaggio in ottica europea, effettuato, dalla Ghisleri, dopo il voto sardo, che dà il centrodestra al 46,5%, il centrosinistra al 19,6% e il M5S al 17%.

La verità è che in Sardegna, c’è stata – almeno per ora, eventualmente se ci sarà il riconteggio, se ne riparlerà – una vincitrice assoluta: la Todde che ha aggiunto ben 40.367 consensi personali ai 290.640 (42,6%) della coalizione, portando il totale a 331.007 e mezzo: il centrodestra che ha ottenuto 328mila voti totali, non pochi, ma insufficienti a far vincere il proprio candidato Truzzu che, ai voti delle liste non è riuscito ad aggiungere alcunché. Anzi, ne ha ottenuti 5mila in meno.

Tra fake news e bugie

Per carità, che mettendosi assieme: Pd-M5S ed eventuali ammennicoli, possano anche vincere è fuori discussione. Per farlo, però, devono cancellare le criticità di «carattere» oltre che politiche che li dividono (invece continuano a litigare) e attuare una strategia per vincere. Che non può essere quella di propalare fake news e bugie.

Tipo: accusare la Meloni e il Consiglio dei Ministri d’incapacità, di fascismo e di far arretrare il Paese; aprire processi sommari alla polizia; utilizzare centri sociali e antagonisti per manifestazioni non autorizzate e aizzare gli studenti, contro le Forze dell’Ordine, perché reagiscano e poi denunciare il «governo autoritario, di far manganellare i ragazzi».

Ma il centrodestra, deve smetterla di battersi il petto e fare mea culpa. In fondo, chi avrebbe potuto prevedere la débâcle di Truzzu che nella città di Cagliari, di cui è sindaco e, presumibilmente, avrebbe dovuto essere la sua roccaforte, ha raccolto ben 17mila voti in meno della sua contendente?

Lo scontro fra il governo Meloni e lo «sceriffo»

Intanto si fa sempre più incandescente ed esplosivo lo scontro fra il governo Meloni e lo «sceriffo» Vincenzo De Luca dalle cui offese non si salva quasi nessuno dei ministri.

Vincenzo De Luca e Raffaele Fitto
Vincenzo De Luca e Raffaele Fitto

Né Raffaele Fitto che è stato minacciato di querela perché ha osato ricordargli che se la Campania non ha ricevuto ancora 5,9 miliardi di risorse Fsc ai comuni per le opere da completare, entro il 31 dicembre 2023, è solo perché fino a giovedì scorso la regione non aveva ancora inviato la lista degli interventi da finanziare, alla cui acquisizione da parte del ministero è sottoposta, per legge, l’erogazione. «Dal ministro solo falsità e ingerenze. Ci vediamo in tribunale» ha replicato.

Né il ministro della sanità, Orazio Schillaci, accusato di aver chiuso i pronto soccorso. Anche quelli chiusi da lui da assessore alla salute a Palazzo Santa Lucia? Pronto soccorso e l’ospedale San Gennaro, il punto di primo accesso del Loreto Mare di Napoli; seppure temporaneamente l’ospedale Annunziata e definitivamente l’ospedale Incurabili, infine, il punto d’accesso dell’ospedale S. Anna e Maria S.S della Neve di Boscotrecase.

E nemmeno Gennaro Sangiuliano, che si è sentito definire «ministro delle cerimonie», troppo fattivo per i suoi gusti? Già, ha «osato» recuperare e inaugurare il nuovo parco della Villa Floridiana; l’apertura del cantiere dell’ex Real Albergo dei Poveri; la creazione dei nuovi musei autonomi; la rigenerazione e valorizzazione della Villa di Poppea (patrimonio Unesco) e dell’ex Spolettificio Esercito di Torre Annunziata. Troppo, faticoso per i suoi gusti? Infine Piantedosi e la Meloni per l’impegno verso Caivano e Calderoli per l’autonomia differenziata. E, per carità di patria, è meglio fermarsi qui.

Setaro

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