Ex Ilva, chiesto lo stato d’insolvenza per Acciaierie d’Italia

di Marika Aiello

La Procura di Milano accende i riflettori sui conti

La procura di Milano accende i riflettori sui conti dell’ex Ilva. Al momento non ci sono ipotesi di reato né indagati, ma la situazione potrebbe cambiare radicalmente nei prossimi giorni. Il Tribunale fallimentare si è riservato la decisione sulla richiesta di decretare lo stato d’insolvenza di Acciaierie d’Italia spa, come richiesto dal socio di minoranza Invitalia e dal neo commissario di Adi Giancarlo Quaranta, o sulla richiesta di «concordato in bianco», per una soluzione alternativa all’amministrazione straordinaria di gruppo, avanzata invece dall’ad uscente Lucia Morselli, presente all’udienza di ieri.

Se la presidente della sezione Crisi d’impresa, Laura De Simone dichiarerà nei prossimi giorni l’insolvenza di Acciaierie d’Italia, a quel punto scatterà, come previsto in questi casi, un’inchiesta con l’ipotesi di reato di bancarotta con accertamenti sulla gestione negli ultimi anni dell’ex Ilva.

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Ex Ilva, il ministro a Taranto

La notizia della nuova inchiesta sulla situazione finanziaria del siderurgico è giunta nel giorno in cui il ministro delle imprese e made in Italy Adolfo Urso ha ribadito a Taranto la volontà del governo di «mettere in sicurezza e rilanciare il sito siderurgico con tutte le condizioni necessarie per salvaguardare la salute, la tutela dell’ambiente e certamente i lavoratori. Questo clima di coesione credo che sia straordinario e possa aiutarci ad aiutarci a vincere questa sfida che è la sfida dell’industria italiana».

La missione all’ex Ilva del ministro era iniziata prestissimo, all’alba, ai tornelli della fabbrica per l’ingresso del primo turno, per incontrare i lavoratori e sondare i loro umori (ma anche le aspettative) dopo l’uscita di scena di ArcelorMittal e l’avvio dell’amministrazione straordinaria. Urso ha visitato gli impianti del siderurgico, si è confrontato anche con gli operai dell’indotto dell’ex Ilva che hanno urlato tutta la loro disperazione perché non percepiscono lo stipendio da dicembre e sono «senza un euro in tasca», poi ha ascoltato le rivendicazioni dei sindacati nel parlamentino del consiglio di fabbrica e si è confrontato in prefettura con enti locali, parti sociali e datoriali.

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«Dobbiamo lavorare insieme – ha dichiarato Urso, rivolgendosi a lavoratori e sindacati – per invertire la rotta, rilanciare e mettere in sicurezza il sito siderurgico più importante d’Italia che può tornare a essere il più ambientale e sostenibile d’Europa». Il rappresentante del governo ha proseguito nel suo discorso motivazionale chiedendo «massima collaborazione» per «dimostrare che è il siderurgico della città e della nostra nazione. Vogliamo rilanciarlo e assegnarlo successivamente a chi ha davvero intenzioni serie: controlleremo sia così, passo dopo passo, perché il governo c’è oggi, ci sarà nei prossimi mesi e nei prossimi anni».

Urso ha coordinato nel salone di rappresentanza di palazzo del governo una riunione con il prefetto Paola Dessì, gli enti locali, i sindacati e le associazioni delle imprese.

Il prestito ponte

Al termine ha spiegato, a proposito del prestito ponte di 320 milioni di euro necessario a garantire la continuità aziendale, che si può «realizzare dentro le regole europee e per far questo occorre anche un piano industriale che dimostri da subito che il prestito possa essere restituito, perché deve essere restituito».

Dopo aver annunciato che «a giorni sarà completata la terna dei commissari» e che «ci sarà un tavolo che monitorerà in tempi reali i provvedimenti di natura legislativa e regolamentare per mettere in sicurezza l’indotto dell’ex Ilva, il ministro ha riferito di aver «chiesto all’Europa di cambiare la politica siderurgica e industriale, altrimenti saremo schiacciati dalla concorrenza sleale di chi, fuori dall’Ue, realizza impianti siderurgici addirittura a carbone per invadere il mercato europeo».

Il governatore Michele Emiliano ha dichiarato che «la Regione è disposta a collaborare con il governo, anche perché non si può fare altrimenti» mentre il sindaco Melucci ha rilanciato l’idea dell’accordo di programma che potrebbe portare «finanche la risoluzione delle controversie giudiziarie» ma «l’orizzonte ultimo – ha chiosato – deve essere quello del fermo delle fonti inquinanti».

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