Vincenzo De Luca fuori controllo: insulta la premier e si scaglia contro la polizia

di Chiara Langella

Il governatore a Roma mette in atto l’ennesimo show

L’autonomia non danneggerà il Sud e metterà semmai gli amministratori davanti alle loro «responsbilità», dividendo «i capaci e quelli che capaci non sono stati». Nel giorno in cui Vincenzo De Luca manifesta a Roma con parte dei sindaci campani Giorgia Meloni sigla il patto di coesione con la Calabria e va all’attacco di chi «fa le manifestazioni» quando meglio sarebbe che si «mettesse a lavorare».

Ma il governatore preferisce passare agli insulti visto che non si fa mancare un «è una stro…, senza soldi lavorasse lei», dopo avere tentato invano di farsi riceve al ministero di Raffaele Fitto e poi a Palazzo Chigi. Ma Fitto e Meloni, come De Luca ben sapeva, erano a Gioia Tauro.

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«Non c’era nessuno, spariti tutti», fa ancora avanspettacolo Vincenzo De Luca dopo che al corteo si sono registrati momenti di tensione con le forze dell’ordine durante il tentativo di avvicinarsi alla sede del governo. Agli incaricati di gestire l’ordine pubblico che a via del Corso gli dicono che «non si può andare oltre» De Luca urla che «allora» bisogna che qualcuno li riceva «sennò dovete caricarci, è chiaro? Ci dovete uccidere».

Meloni: Tutti sono collaborativi salvo uno

«Devo ringraziare – ribatte Giorgia Meloni dalla Calabria – i presidenti delle regioni per quello che riguarda particolarmente i fondi di sviluppo e coesione. Tutti hanno capito il senso di quello che stiamo facendo, c’è stata e c’è una enorme collaborazione. È il decimo accordo che firmiamo, ne sono già pronti altri sei o sette. Gli altri stanno lavorando. Tutti sono collaborativi salvo uno che non è molto collaborativo allo stato attuale. Rispetto per carità, neanche mi stupisce troppo».

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«Se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 – spiega la premier riferendosi a De Luca – risulta speso il 24% della spesa dei fondi necessari, forse se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare si potrebbe ottenere qualche risultato in più».

Stigmatizza il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi secondo cui «è mancato il rispetto per gli uomini e le donne in divisa anche da parte di chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe invece rappresentare le proprie idee all’insegna del massimo rispetto delle istituzioni e delle regole».

Sangiuliano: ‘ammuina’ serve a coprire il disastro in Campania

«Il lucano De Luca, detto con il massimo rispetto verso gente operosa e colta come gli abitanti della Basilicata, ha rotto ogni argine del consesso civile. La più convinta solidarietà al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per questo attacco tipico del peggiore e più cupo stalinismo, condito di avanspettacolo. Ma la verità che questa ‘ammuina’ serve a coprire il disastro in Campania, a cominciare dall’impossibilità a curarsi dei cittadini, costretti a spostarsi verso altre regioni per vedersi tutelato un diritto costituzionalmente garantito» dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

«De Luca è un inefficiente parolaio» afferma il ministro prima di aggiungere: «non ci interessa alimentare un sistema clientelare fatto di sagre utili solo a raccogliere consenso, ma vogliamo creare strutture permanenti, capaci di elevare la qualità della vita dei cittadini campani».

Ma sono le parole di De Luca, pronunciate in un Transatlantico semideserto, a fare scattare Fratelli d’Italia, ministri compresi, a difesa della premier insultata dal «turpiloquio» del governatore, che ha fatto una «squallida esibizione», ha «mortificato la democrazia», «si dovrebbe dimettere e andare a fare il clown».

L’assordante silenzio della Schlein

Ma i meloniani puntano il dito soprattutto contro il silenzio dei vertici del Pd (nessun commento dem, a parte una blanda presa di distanza dai «toni» di De Luca da parte del responsabile Sud Marco Sarracino). Non parla Elly Schlein, che pure è stata chiamata in causa direttamente da Meloni, che ha respinto le accuse di voler «dividere l’Italia» e «abbandonare, tradire il Sud» lanciate ai «patrioti» dalla segretaria dalle colonne di Repubblica.

Un segnale di distanza dopo la vicinanza che si era registrata a inizio settimana sulla mozione per Gaza, mentre continuano i contatti tra gli staff per concretizzare l’atteso duello tra le due. Sicuramente prima che scatti la par condicio, è da vedere se prima o dopo Pasqua. Prima è complicato, perché si vota in Sardegna e in Abruzzo e entrambi i fronti sono impegnati nella campagna elettorale.

Setaro

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