Il presidente del Napoli: Ce l’ho a morte con Bolek, procuratore di Zielinski
Tempo di primi bilanci e di retroscena in casa Napoli, settimo dopo 22 giornate di campionato. La prima parte di stagione è stata deludente e il patron De Laurentiis – in una conferenza convocata nel quartier generale di Castel Volturno – non si nasconde ammettendo le proprie responsabilità con un dietro le quinte: «È colpa mia che non ho fatto valere fino alla fine l’opzione per tenere Spalletti un altro anno sulla panchina. Mandai la Pec – spiega – ma poi lui mi disse che si voleva fare un anno nei suoi vigneti in Toscana. Poi invece è andato in nazionale».
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Se il tecnico toscano ha potuto lasciare Napoli, la ricostruzione del patron azzurro, è stato per un gesto di gratitudine nei suoi confronti e non per una fragilità del contratto che, rivendica De Laurentiis, era perfetto.
«Il contratto a Spalletti – ricostruisce De Laurentiis – non era bilaterale, ma unilaterale. Andava esercitata da parte della società a fine stagione l’opzione che prevedeva un ulteriore anno. Mai avrei creduto che nella cena del 12 maggio, parecchio tempo dopo, a me e Chiavelli, Spalletti ci comunicasse di voler prendersi un periodo di pausa per tornare a fare il coltivatore nella sua terra in Toscana. Mi potevo comportare – osserva – dicendo che avevo usato l’opzione e doveva restare. Per questo mi sono assunto le colpe di questo avvio di stagione».
Da De Laurentiis un mea culpa ma anche una frecciata all’attuale tecnico della Nazionale. «Se mi avesse detto che dopo aver vinto lo scudetto voleva lasciare la panchina godendosi la stagione bella lo avrei capito. Poi il mio errore è stato anche che dopo lo scudetto avevo la sensazione che Spalletti sentisse la Federcalcio per la Nazionale e infatti così andò a finire».
L’esperienza Garcia
Da Spalletti a Garcia, la storia di un’altra defenestrazione: «Ci pensavo da un po’ a esonerare Garcia, già da quando alla presentazione a Capodimonte disse che non conosceva il Napoli dello scorso anno. Pensavo scherzasse invece era vero. Aveva un ottimo curriculum, ma vidi che non utilizzava i nuovi acquisti. Gli ho dato delle possibilità, per non mandarlo via subito, poi però dopo la sconfitta in casa contro l’Empoli, nell’intervallo scesi nello spogliatoio e gli dissi: «Ma che c….. stai combinando? Vuoi veramente farti mandare via?. E finita la partita l’ho cacciato».
Il futuro con Mazzarri?
Parole al miele per Mazzarri: «È un amico di famiglia – spiega – e per questo è qui. Ora Mazzarri fatelo lavorare in pace, sarà quel che sarà. Se sto già cercado tecnico per nuova stagione? C’è tempo, ad aprile vedremo». Si guarda al futuro: «Penso – dice De Laurentiis – al 2030 quando spero che questa società e questa città saranno davvero economicamente in grado di poter competere con le più forti del mondo. Questo è il mio obiettivo. Chiudo il bilancio quest’anno con oltre 80 milioni e una riserva di 147 milioni, sono pronto a mettere miei soldi per fare un nuovo stadio a Napoli e realizzare un centro tecnico di dodici campi di allenamento perché tra un anno e mezzo devo lasciare Castel Volturno».
Caso Zielinski
Infine un passaggio sulla squadra: «Io non rimprovero Piotr Zielinski. Ce l’ho a morte con Bolek, il suo procuratore. D’estate mi dice di voler restare, poi si mette in mezzo il tuo procuratore, uno può anche pensare “e se questo ha paura di infortunarsi?”. Devo avere il dubbio sul suo impegno? Traorè ha un riscatto della ‘madonna’, se non lo faccio giocare come faccio a capire se riscattarlo? Prendiamo Demme, quando ha dovuto giocare lui è stato un signore, sempre disponibile».