Napoli, attivisti pro-Palestina manifestano all’esterno della sede del quotidiano Repubblica

di Pasquale De Luca

L’accusa rivolta alla stampa nazionale è quella di nascondere le verità

Ombre e silenzio dei mezzi di stampa su alcuni fatti del genocidio che sta insanguinando il Medioriente in questi mesi. Questo è ciò che è stato denunciato da un piccolo gruppo di manifestanti pro Palestina durante la pacifica manifestazione che ha avuto luogo ieri a Napoli nella centralissima via dei Mille.

Circa un centinaio di persone, per lo più giovani con bandiere palestinesi si sono raccolti dietro un lungo lenzuolo bianco sul quale, con emblematiche scritte rosse, hanno ricordato le oltre alle 25mila vittime civili e i 118 giornalisti ammazzati dalle forze di occupazione israeliane durante questi mesi di conflitto.

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La scelta del luogo del sit-in è tutt’altro che casuale: di fronte infatti vi è la sede napoletana del quotidiano «La Repubblica», accusato, secondo il comunicato distribuito dai contestatori, di mantenere «troppo riserbo» sui fatti che stanno accadendo a Gaza. Nel mirino dei protestanti anche le principali emittenti televisive ed altri importanti quotidiani nazionali accusati dagli attivisti di servilismo verso Israele; intanto, si legge nel documento, quest’ultimo ha messo in pratica concrete azioni di censura per impedire la fuga di notizie scomode.

Giornalisti «abbandonati»

Gli attivisti hanno anche puntato il dito sul mancato senso di solidarietà verso le centinaia di giornalisti e loro familiari che hanno pagato in nome della libertà di espressione; tra questi il capo redattore di Al Jazeera Wael al Dahdouh; costretto ad assistere inerme alla morte della moglie e tre dei propri figli a seguito di un bombardamento israeliano avvenuto nel campo profughi dove avevano trovato rifugio.

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Giornalisti, videomaker, fotografi e cronisti, così continua il comunicato, sono diventati un bersaglio da silenziare. «È solo grazie al proprio sacrificio che l’orrore di questo genocidio è arrivato sotto gli occhi di tutti noi. Emblematiche, continua il comunicato, sono state le dimissioni del giornalista di Repubblica Raffaele Oriani che non si riconosce nelle posizioni troppo filo-Israeliane intraprese dal quotidiano». Con questo ha deciso di congedarsi dopo oltre 12 anni di collaborazione dove attraverso una lunga lettera rivolta ai colleghi e dichiara «questo massacro ha una scorta mediatica che lo sta rendendo possibile. Questa scorta siamo noi».

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