Il giudice ha confermato il carcere contestandogli il reato di omicidio volontario
«Mi sono difeso da una provocazione, ma non volevo uccidere e sono sconvolto da quanto accaduto». Si è difeso così il 44enne Gianluca Sangiorgio (difeso da Gianluca Di Matteo) davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha confermato il carcere contestandogli il reato di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi in relazione alla morte del 46enne Roberto Fusciello, colpito da Sangiorgio con una violenta testata al volto domenica scorsa a Cellole (Caserta), in pieno centro, davanti a numerosi testimoni.
Fusciello è rimasto in fin di vita all’ospedale di Sessa Aurunca per 48 ore per poi spegnersi martedì sera. Il 44enne ha raccontato di conoscere Fusciello e che quest’ultimo avrebbe rivolto un apprezzamento alla figlia 17enne, presente anche lei domenica fuori della sala scommesse insieme alla madre (ex compagna di Sangiorgio), dove i due uomini si erano recati; dopo aver sentito il commento,
Sangiorgio avrebbe dato due schiaffi a Fusciello per poi allontanarsi con la figlia e l’ex compagna, ma il 46enne, è la versione di Sangiorgio, avrebbe continuato a fare apprezzamenti e a quel punto l’indagato è tornato indietro e ha colpito Fusciello con una testata, facendolo cadere a terra; un gesto ripreso dalle telecamere di videosorveglianza e che rappresenta per ora il più grave elemento di accusa a carico di Sangiorgio. Il legale del 44enne presenterà probabilmente istanza al Tribunale del Riesame.