Il ministro: IA potrebbe interagire con strutture per dare valore alle nostre proposte
Parola d’ordine concretezza e ambiziosi progetti culturali. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intervistato dal direttore di Rai Italia, Fabrizio Ferragni parla chiaro: «Abbiamo quasi un debito nei confronti di tutta l’umanità: preservare il grande patrimonio che la storia ci ha trasmesso».
L’intelligenza artificiale è il tema che ‘abbraccia’ il futuro della cultura in tutto il mondo. «Qualche giorno fa ho accompagnato Elon Musk alla Galleria Borghese e a San Luigi dei Francesi. Adora Caravaggio, conosce la sua travagliata storia e l’intelligenza artificiale potrebbe interagire con strutture per dare valore alle nostre proposte. Dobbiamo saper cavalcare l’innovazione che va concessa ma con dei paletti, la dobbiamo accettare ma allo stesso tempo dominarla».
Tra immaterialità e senso delle tradizioni il fil rouge è quasi tangibile: «L’obiettivo è quello di raddoppiare le sedi di alcuni ‘grandi’ musei – spiega il Ministro – e aumenteranno anche quelli ‘autonomi’. Abbiamo oltre 5 milioni di opere d’arte di cui solo 480.000 sono visibili. Dobbiamo far uscire dai magazzini la nostra arte, renderla fruibile il più possibile con la consapevolezza che non riusciremo a farlo per ogni opera. E ci confronteremo anche con l’intelligenza artificiale, che arriverà a stretto giro».
È Firenze, culla della cultura rinascimentale, la prima città ad essere interessata: «Sto lavorando al raddoppio degli Uffizi attraverso le ville Medicee di Careggi e Montelupo ma anche al Mann di Napoli con l’ex Albergo dei Poveri, per arrivare a Milano con la Pinacoteca di Brera a Palazzo Citterio». Il boom di ‘visite culturali’ durante le recenti festività ha decretato definitivamente la ‘voglia di cultura’ con turisti provenienti dai 5 continenti e, naturalmente, l’Italia.
Il Pantheon così come gli scavi di Pompei hanno portato cultura e benefici economici. «A Roma, il biglietto dal costo di 5 euro ha generato utili importanti, non ci fermeremo qui» ha spiegato al direttore di Rai Italia, Fabrizio Ferragni. La chiusura è dedicata alla Rai, 70 anni di tv e 100 di radio: «E’ la più grande azienda culturale italiana, che ha realizzato l’unità linguistica, e che sicuramente manterrà un ruolo importante nonostante i forti cambiamenti nel mercato dell’informazione»