Manovra, il Governo incassa l’ultimo «sì»: via libera dall’Unione Europea

di Chiara Langella

Dalla Commissione «cartellino rosso» alla Francia di Macron

Era atteso – nessuna sorpresa – ma fa comunque tirare un sospiro di sollievo il via libera della Commissione europea alla manovra del governo Meloni, pur con riserva. E’ un disco verde che arriva dopo la promozione dei giorni scorsi di Moody’s, che ha alzato l’outlook di Roma. L’Italia ha fatto i compiti con una politica economica tra le più restrittive tra i Paesi della zona euro, riconosce la Commissione, eppure – anche a causa di debito e deficit – non brilla nei voti. La sua legge di bilancio è infatti non «pienamente in linea» con le recenti raccomandazioni-Paese, ma l’Italia è in buona compagnia di altre 8 Nazioni, tra queste Germania e Olanda. C’è a chi è andata peggio, vedi la Francia di Emmanuel Macron che è ritenuta «non in linea», ovvero da cartellino rosso.

Giorgetti: nonostante l’eredità dell’impatto negativo di energia e superbonus

L’Italia se l’è cavata: «nonostante l’eredità dell’impatto negativo di energia e superbonus, andiamo avanti con sano realismo», dice il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti. «L’Italia è tornata credibile e seria, l’unica vera bocciatura è legata al superbonus della brigata M5S-Pd», dicono autorevoli fonti di governo, mentre resta silente Palazzo Chigi. Eppure, nonostante lo scampato pericolo di un richiamo di ben altro tenore, in primavera il rischio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo è concreto, innescato dalla temuta scadenza della sospensione delle regole di bilancio decise al momento dello scoppio della pandemia. E su Roma pesa lo squilibrio di un debito pubblico monstre che si accompagna a una bassa competitività.

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Nel giudizio di Bruxelles, ovvero un benestare con riserva, gravano sia l’uso delle risorse risparmiate grazie all’abolizione delle misure a sostegno della crisi energetica – destinate a nuove spese anziché alla riduzione del debito – sia l’andamento della spesa pubblica, che non convince la Commissione. Che chiede a Roma interventi concreti per rimettere in carreggiata i conti pubblici.  «Giorgetti ha fatto moltissimo – dice un ministro nei capannelli di Montecitorio, pur evitando subito dopo le domande dei cronisti sulla ‘pagella’ europea – ha tagliato il deficit strutturale di un punto percentuale dal 2023 al 2024: è un sforzo abnorme».

Le raccomandazioni al governo Draghi

Difficile il confronto con il governo di ‘Super Mario’ Draghi, eravamo in piena pandemia, il patto di stabilità sospeso e le valutazioni di Bruxelles solo qualitative. Eppure anche con l’ex numero uno della Bce l’Italia era finita nel solito gruppo dei Paesi che devono tenere sotto controllo le finanze pubbliche, con la raccomandazione di frenare la crescita della spesa corrente e perseguire una politica di bilancio prudente con conseguente sforbiciata del debito pubblico.

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Quest’anno le ‘pagelle’ di Bruxelles sono arrivate in un momento di nervi tesi e massima allerta, per via nei negoziati sulla riforma del Patto di Stabilità che non fa dormire sonni tranquilli ai 27. Tra le proposte sul tavolo, anche l’ipotesi di mettere sul piatto della bilancia i prestiti ottenuti per il Next Generation Eu, una opzione che consentirebbe all’Italia un rientro dal debito meno gravosa.

Anche di questo la premier Giorgia Meloni parlerà con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, cercando di ridurre le distanze tra Roma e Berlino, ‘rigorista’ per antonomasia sulla nuova governance economica europea. Tra le frecce nell’arco della presidente del Consiglio, anche la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, un dossier che l’Italia usa da mesi per aver maggiore voce in capitolo circa le nuove regole di cui si doterà l’Europa.

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