La principale novità è il concordato preventivo biennale
Un fisco più amico del contribuente. Alla riforma del sistema tributario si aggiunge un nuovo tassello: le norme sull’accertamento e il concordato preventivo biennale, che disegnano la visione del Governo Meloni di un fisco «sempre più collaborativo». Ma il timore che serpeggia in alcuni settori dell’opposizione è che dietro ci sia la volontà di usare un occhio di riguardo nei confronti degli autonomi. Tanto che è lo stesso esecutivo, annunciando le misure, a difendersi: «Non facciamo nessun favore agli evasori».
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Non si farà «nessuno sconto, nessun condono come qualcuno sostiene», dice chiaramente il viceministro all’Economia Maurizio Leo, padre della riforma che marcia a passo spedito, al ritmo di un decreto attuativo a settimana, il quinto approvato ieri dal cdm. L’idea di fondo è improntare il rapporto tra fisco e contribuente ad un «dialogo più attento», senza indietreggiare sulla lotta all’evasione fiscale e usando «in modo più incisivo la tecnologia».
La principale novità del decreto è il concordato preventivo biennale, rivolto ai contribuenti di reddito di impresa e di lavoro autonomo, ovvero partite Iva, autonomi, professionisti e Pmi: a loro il fisco propone un valore di reddito e se il contribuente accetta, sulla base di quei dati la base imponibile resta immutata per due anni, con possibilità di ulteriore rinnovo per altri due. Vengono previsti però dei paletti: per aderire serve un’elevata affidabilità fiscale (almeno un voto 8 negli Isa, i vecchi studi di settore), non avere debiti tributari ovvero aver estinto quelli d’importo pari o superiori a 5.000 euro.
L’accertamento tributario
L’altra gamba del decreto riguarda l’accertamento tributario: si introduce la disciplina per il recupero dei crediti non spettanti o inesistenti; gli avvisi e comunicazioni, compresi quelli che per legge vanno notificati, potranno arrivare via pec; inoltre si introduce lo «scambio di informazioni su richiesta» con altri paesi e una disciplina per «minimizzare gli impatti dei controlli di amministrazioni estere nei confronti dei contribuenti e delle loro attività economiche».
Si punta a fare leva anche sull’interoperabilità delle banche dati, usando le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale e i dati della fatturazione elettronica, ma «salvaguardando la privacy», puntualizza Leo, rassicurando su un altro nervo rimasto scoperto dopo la norma sull’accesso diretto del fisco nei conti correnti introdotta (e poi corretta) in manovra.
Le opposizioni
Il concordato è un «segno di fiducia dello Stato verso i contribuenti», dice la premier Giorgia Meloni. E la norma viene promossa anche da Iv, mentre il Pd teme che si trasformi in un nuovo condono preventivo. Le opposizioni restano intanto in pressing sulla manovra, con il sospetto – indicato dalla leader Dem Elly Schlein – che il Governo abbia accelerato sul premierato proprio ora «per coprire il fatto che nella manovra mancano le risposte».
Al centro della discussione è sempre il tema delle pensioni, con i sindacati che si preparano alla piazza e tornano a fare i conti dei tagli (fino a -15 mila euro l’anno sugli assegni degli statali, calcola la Uil). E anche nel Governo la Lega apre a possibili correzioni sulle pensioni dei medici. Ma a rendere la manovra blindata sempre più passibile di aggiustamenti sono anche gli altri nodi aperti.
Come la cedolare sugli affitti brevi, che potrebbe essere corretta direttamente nel decreto anticipi: lunedì arrivano gli emendamenti e qualcosa si capirà. Ma anche la Rai, su cui Fi chiede di rivedere il finanziamento sostenendo il piano industriale triennale di rilancio. E nella maggioranza si profila qualche distinguo sull’idea di un maxi-emendamento. «E’ prematuro», frena il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan.