Manca qualche ultimo nodo, più politico che tecnico
Giorgia Meloni si prepara a varare il premierato. Il testo della riforma con cui vuole «dare stabilità ai governi e far decidere ai cittadini chi debba governare» è in via di definizione, anche se non manca qualche ultimo nodo, più politico che tecnico, da sciogliere. E non è escluso che possa approdare in Consiglio dei ministri venerdì prossimo. Un arco di tempo entro il quale si attende la conclusione delle valutazioni di Palazzo Chigi sul caso di Vittorio Sgarbi. La vicenda del sottosegretario alla Cultura, voluto al governo da Silvio Berlusconi, rischia di intrecciarsi alle tensioni fra FdI e Forza Italia.
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In attesa di capire se arriveranno svolte drastiche, il partito della premier non ha esitato a bocciare la sua presenza nella giuria di Miss Italia, per cui si parlava di un cachet di 10mila euro secondo voci nella maggioranza. In un clima agitato anche dal pressing interno sulla manovra (la Lega sulle pensioni, FI sulla cedolare secca, ed entrambi sulle norme sul pignoramento), la premier e i leader di maggioranza dovrebbero confrontarsi sul premierato e le altre riforme in gestazione (da valutare i tempi dell’Autonomia differenziata cara alla Lega) nel corso di un vertice al momento in programma lunedì alle 16 a Palazzo Chigi.
Inizialmente il Cdm era previsto per l’indomani, quando però il ministro degli Esteri Antonio Tajani e altri colleghi di governo saranno impegnati a Torino per la prima riunione del Comitato di cooperazione frontaliera italo-francese. Qualche giorno in più prima dell’esame, notano fonti di centrodestra, può tornare utile per mettere a punto «la riforma delle riforme», per dirla con la ministra Maria Elisabetta Casellati, che si aspetta di «portarla in Cdm al più presto». Fra gli ultimi nodi, spiegano le stesse fonti, c’è il meccanismo della sfiducia costruttiva.
Una volta varato dal Consiglio dei ministri, la maggioranza tenterà di completare prima delle Europee almeno la prima approvazione del disegno di legge costituzionale nelle due Camere.
Scintille con le opposizioni
Andare spediti, però, non si annuncia semplice: anche nel centrodestra c’è chi inizia a temere un ingorgo di provvedimenti. In questi giorni, tra l’altro, non mancano scintille con le opposizioni nell’esame dei decreti legge. Le ultime sul dl Sud, nella seduta notturna della commissione Bilancio di Montecitorio: i relatori hanno presentato un emendamento per includere (oltre a hotspot e Cpr) gli impianti energetici fra le opere destinate alle difesa nazionale, ritirato davanti alle proteste delle opposizioni che temevano il rischio di rigassificatori e centrali nucleari realizzati con il segreto militare e deroghe alle procedure di autorizzazioni.
Poche ore prima, al Senato, era toccata la stessa sorte a un emendamento di FdI al decreto Caivano, che inaspriva la legge sugli stupefacenti prevedendo che l’attenuante della lieve entità non si applicasse mai in caso di passaggio di denaro, indipendentemente dalla quantità. Alla fine il governo ha presentato una modifica che mantiene l’attenuante e semplicemente aumenta la pena minima da 6 mesi a 18 per i fatti di lieve entità.