Sono emersi gli USA con radicate e contraddittorie fragilità. Servono nuovi modelli di relazione internazionali
L’11 settembre è la fatidica data in cui la Storia, con le sue imprevedibili deviazioni, ci riversò addosso, con l’abbattimento delle torri gemelle, una vagonata di dubbi, misteri, retropensieri, disorientamenti, che hanno generato smarrimenti diffusi. Di lì il sistema americano-centrico è andato in tilt ed ha posposto le ragioni degli altri, come sempre, per fare gli affari propri.
Ma da quell’episodio viene fuori qualcos’altro ovverosia che l’impero americano non è più in grado, ad oggi, di gestire l’universo, proseguendo a mantenere in vita una geopolitica unipolare. Tuttavia da lì emersero gli USA con tutte le radicate e contraddittorie fragilità e con una mancanza di strategie, se non quella di continuare a fare affari col resto del mondo per rafforzare la divisione in seno all’Europa tra Stati che scompaginati dal «divide et impera» procedono in ordine sparso.
Ebbene quell’episodio servì al resto del mondo per avviare un nuovo processo di riorganizzazione ed oggi siamo giunti al BRICS: un sistema alternativo in cui Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica provano a declinare una diversa politica produttiva con una gestione degli affari per approdare all’accantonamento del dollaro.
Oggi l’11 settembre può rappresentare questo: l’inizio di uno sgretolamento imperiale che porterà il resto del mondo ad avviare un percorso di responsabilizzazione e che dovrà accompagnare e spingere ciascuno Stato e ciascuna entità sopranazionale (Europa, WTO, dialogo euro-mediterraneo etc.) a intraprendere nuovi percorsi e dare nuovi contenuti alle relazioni internazionali.
Non so se sia giunto il momento di una revisione radicale del capitalismo produttivo e finanziario mondiale, ma, di certo, l’assetto, pensato fino al 2001, risulta essere trapassato remoto. Di certo il nuovo tragitto ha bisogno di una nuova ed aggiornata bussola, in grado di orientare le interpretazioni di ciascuna realtà territoriale in un mondo carico di tensioni, di serenità perdute, di contrapposizioni che potrebbero diventare definitive in una dimensione cosmica senza più ordine.
In attesa di una prossima svolta della storia stiamo per tornare ad un punto di ripartenza o di un’apocalisse con la speranza mutuata da Lucio Battisti in cui «Sogno gente giusta che rifiuti di esser preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda».
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