L’ennesimo femminicidio ha una dinamica chiara, ma molti punti oscuri
«Ho ucciso una donna, mia cognata…» Andrea Marchionni, 47 anni, falegname, ora disoccupato, si è presentato così alla caserma dei carabinieri di Fossombrone (Pesaro Urbino), la sua città. Era agitato, sotto choc. Poco prima, intorno alle 10:30 di ieri, aveva sparato alla testa con una pistola semiautomatica regolarmente detenuta a Marina Luzi, 40 anni, la compagna di suo fratello, madre di una bambina piccola.
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La famigliola abitava al piano terra di una villa bifamiliare, in via Pirandello, una zona di campagna. Al piano superiore vive invece Andrea, da solo. L’omicidio è avvenuto in casa: un solo colpo che ha colto Marina alla fronte e la donna è stramazzata a terra. I carabinieri arrivati sul posto e i soccorsi sanitari hanno solo potuto constatare il decesso. Andrea in serata verrà trasferito nel carcere di Villa Fastiggi a Pesaro.
L’ennesimo femminicidio ha una dinamica chiara, ma molti punti ancora oscuri. Uno su tutti è il movente, che non è stato ancora individuato: motivi di interesse, tensioni familiari, o altro ancora. I carabinieri della Compagnia di Fano e del reparto Operativo del Comando provinciale di Pesaro, che conducono le indagini insieme ai colleghi di Fossombrone, stanno passando al setaccio la vita dei protagonisti alla ricerca di elementi che possano fare luce su ciò che ha spinto Andrea Marchionni a prendere la pistola e a sparare.
La gente incredula
Per la gente del paese è già incredibile che sia successo quello che è successo: «sono tutte brave persone, gente che lavora». Marina era geometra, oltre alla figlioletta e al fidanzato lascia una sorella gemella e la mamma. Il suo compagno, Enrico, lavora come pizzaiolo. Una coppia conosciuta a Fossombrone, una comunità di circa 9.500 abitanti che ora è sotto choc. «E’ una tragedia, una cosa totalmente inaspettata, delirante – dice all’ANSA il sindaco Massimo Berloni -. Quello che ha fatto Andrea Marchionni non ha niente di razionale. Eppure a noi non erano mai giunte segnalazioni di situazioni disagio o di difficoltà».
Un uomo «solitario, riservato» viene definito, ma non risulta che avesse problemi psicologici, né che fosse in cura. Se ci fossero elementi di questo tipo, osserva una fonte investigativa, «non avrebbe avuto l’arma. Ma anche questo è un aspetto da approfondire», magari indagando sugli effetti del lungo periodo di limitazioni legate al covid.
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