C’è soprattutto un obbligo di chiarezza per diradare le incomprensibili foschie analitiche che generano confusione e retropensieri
Col tempo tutti i vizi e tutte le virtù emergono nella loro complessa rete di correlazioni. In politica il contesto attuale fornisce materia prima per poter elaborare tesi e dipanare strategie che rispondano, coerentemente, alle dinamiche ed alle tendenze rilevanti che dovrebbero suffragare valori, meriti e visioni da convertire in azione politica, in scelte di governo ed, infine, in relazioni costruttive e necessarie di persone e comunità indissolubili.
Ebbene in questo quadro di esplicitate coordinate bisogna innanzitutto capire e di converso consentire di pronunciarsi e fornire le linee guida per una politica economica fattiva e ricca di opportunità e per una geopolitica che ci veda centrali nel Mediterraneo per essere decisivi in Europa. Le politiche dell’Italia attuale evocano, plausibilmente, nuovi orizzonti sia per quanto concernono le decisioni sull’immigrazione proveniente dal continente africano, ma anche sulle vicende afferenti il patto di stabilità che deve aggiornarsi e modificarsi, sia sulle scadenze del PNRR, che su un rigurgito di MES.
Così vengono alla mente dubbi, che ci permettono di farci qualche ulteriore idea su quanto sta accadendo. Negli ultimi dieci giorni, difatti, tre episodi hanno messo in risalto un incipiente stato di confusione che rende la maggioranza governativa in fibrillazione, claudicante nell’incedere ed occasionale e contraddittoria nel prevedere gli esiti alle scelte da compiere.
Qui la morte di Berlusconi mette in luce l’importanza di un leader che sia capace di mettere ordine allo stare assieme di una compagine politica in un progetto governativo. E, di contro, la lite plateale tra Lotito e Tajani rende il tutto evidente, plateale e oneroso, soprattutto per quanti pensano che, in assenza del leader, non sia più niente come prima. Ed in siffatta malferma ipotesi si mette in luce la versione secondo cui le debolezze nascenti da questo stato di cose possa favorire un gioco senza più regole, ovvero una litigiosità senza controllo.
E dunque in una sorta di navigare a vista, che potrebbe pure starci, risiedono i timori fino alla prova delle prossime elezioni europee. Tuttavia attraversato e superato il prossimo traguardo elettorale, che con questa sinistra appare piuttosto raggiungibile in un clima di tranquillità, emergeranno probabilmente le fratture e tutte le fragilità di un composito mondo che ritrovava la propria «ragione d’essere» nel leader che non era uno qualunque, ma Silvio Berlusconi.
Ma, nel centro-destra, altri fatti accadono che, al di là delle sterili polemiche, richiamano alla mente qualche ulteriore inciampo. Giorgia Meloni, pochi giorni fa, ha dovuto annullare una seduta del Consiglio dei Ministri, con la motivazione che si disponeva il rinvio per «impegni personali».
Anche questo episodio ci può stare e potrebbe rientrare nelle ordinarie vicende la vita vissuta, tuttavia se lo associamo alla verificazione del comportamento tenuto dalla Santanché nella gestione delle sue aziende, laddove, parrebbe, che le società legate all’esponente di Fratelli d’Italia avrebbero assunto condotte scorrette nei confronti di dipendenti e fornitori, ciò che si delinea appare controverso sulle qualità della compagine prescelta. O ancora che si possa tornare a resuscitare il Meccanismo Economico di Stabilità, nonostante le numerose dichiarazioni contrarie, a cominciare da quelle di Giorgia Meloni, mediante il tenore strampalato dell’ufficio di gabinetto del Ministro Giorgetti che ha rilasciato, documentalmente, valutazioni sulla bontà del MES.
Su tutti questi temi rileva un obbligo di chiarezza da parte del Governo della Repubblica Italiana, affinché si possano diradare le incomprensibili foschie analitiche che generano confusione e retropensieri in chi osserva l’andazzo complessivo. Né si può accettare che si posticipi la discussione sul Mes in Parlamento al prossimo settembre, in una sorta di exit-strategy tattica attraverso il rinvio della discussione.
In questi casi la pretesa e necessaria chiarezza dovrà servire a rendere ancor più autorevole la compagine di governo a guida Giorgia Meloni e dimostrare la statura strategica di chi possiede idee chiare capaci di seminare voglia di futuro ed entusiasmo diffuso nell’insostituibile comunità nazionale. Risulta, così, altrettanto chiaro il bisogno di un cambio di passo, che segni, visibilmente e tangibilmente, un cammino sicuro ed un ritmo giusto in grado di cogliere opportunità e soprattutto consegnare chance a quanti vorranno investire in termini di risorse umane, professionali ed imprenditoriali siano in grado di disseminare fiducia nelle famiglie italiane.
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