Secondo la Procura la cabina di regia fu un organo amministrativo mai realmente insediatosi. Tesi smontata in Appello
Non fu peculato. La Corte di Appello di Napoli ha smontato il teorema della Procura di Torre Annunziata e ha derubricato le accuse a carico di Francesco De Vita, ex consulente esterno di Palazzo Farnese, nominato dall’allora sindaco Luigi Bobbio per dirigere la cabina di regia del Comune di Castellammare di Stabia. Secondo le accuse contestate la cabina di regia fu un organo amministrativo mai realmente insediatosi.
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Per i giudici di Appello, però, la tesi della Procura non regge e al massimo De Vita poteva essere accusato di un’eventuale truffa per la quale comunque avrebbe dovuto svolgersi un regolare processo. La svolta decisiva è giunta quando la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna dell’ex coordinatore per una «contraddizione logico-giuridica» dopo l’assoluzione del dirigente comunale Battinelli, colui che era stato indicato dall’accusa come “complice” della condotta delittuosa di De Vita.
Presunta truffa ormai prescritta
A distanza di 13 anni e dopo 11 anni di processi, riferisce un articolo di Dario Sautto per «il Mattino», l’accusa di peculato è stata completamente smantellata mentre quella di truffa è da considerare prescritta. I giudici d’Appello hanno trasmesso gli atti alla Procura di Roma per stabilire se ci siano i presupposti per avviare un procedimento che, considerato il lasso di tempo intercorso pare impossibile da celebrare.
Undici anni di processi in cui, fino a ora, tutti gli imputati coinvolti nell’inchiesta sono stati assolti, come l’allora dirigente comunale Vincenzo Battinelli, accusato di peculato, e che nel 2021 fu assolto in Appello. In seguito gli Ermellini cancellarono la prescrizione ed assolsero nel merito sia Luigi Bobbio che Francesco De Vita dall’accusa di abuso d’ufficio.
De Vita, inoltre, assistito dagli avvocati Domenico Barillà e Flavio Lamberti, ottenne dalla Cassazione che le accuse di peculato fossero rivagliate dai giudici di secondo grado. I legali, inoltre, hanno sempre sostenuto che non si fosse trattato di peculato e la competenza territoriale fosse di Roma, dove l’eventuale reato di truffa si sarebbe consumato. Adesso, sostiene la difesa a «il Mattino», ci sono tutti i presupposti per un proscioglimento nel merito da queste accuse a carico di Francesco De Vita.
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