Governo, Giorgia Meloni: il mes e il patto di stabilità vanno discussi insieme

di Antonella Di Martino

La premier: «Rivedere le aliquote Irpef con l’obiettivo di abbassare le tasse a tutti»

Nella masseria Li Reni l’estate si fa già sentire. E davanti a una platea accaldata, che attende impaziente un soffio di vento, Giorgia Meloni rilascia un’intervista a tutto campo, nell’ambito della terza edizione del ‘Forum in masseria’. Dalla vicenda di Giulia Tramontano all’Ucraina, dal Mes alle tasse, dalle riforme ai migranti, la premier risponde alle domande di Bruno Vespa, doppiamente ‘padrone di casa’.

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Si parte dalla storia di Giulia Tramontano, «una vicenda che mi ha lasciato senza fiato» tanto che, rivela, «ho chiamato la madre di Giulia, da madre». «Quando accadono queste cose la prima cosa che faccio è sempre pensare alla mamma», prosegue la premier spiegando che l’episodio «mi ha scioccato» anche «per la storia del bambino che Giulia aveva in grembo».

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«Noi – ricorda Meloni – siamo intervenuti con un provvedimento nell’ambito del codice rosso, ma è una questione culturale». Per questo motivo, annuncia il presidente del Consiglio, «in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne mi piacerebbe portare le vittime o i parenti delle vittime che non ci sono più a raccontare le loro vicende nelle scuole».

«Ho già chiesto a Eugenia Roccella e a Giuseppe Valditara», rispettivamente ministri per la Famiglia e per l’Istruzione e il Merito, «di coinvolgere il più possibile gli studenti su questo tema nella settimana della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, perché l’aspetto culturale è la grande sfida». «Sono disponsibilissima a lavorare con tutti», perché quello dei femminicidi «è un fenomeno che nonostante i ripetuti provvedimenti non si riesce alla fine a risolvere».

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Tema migranti: Meloni torna sull’incontro con il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e osserva che «ha dimostrato che in Europa c’è un cambio di priorità» sui flussi migratori. «Stiamo facendo molti passi avanti su questo fenomeno, non solo con il Cancelliere Scholz», sottolinea.

Capitolo riforme

Con l’Autonomia differenziata, chiarisce la premier, «non succederà che le regioni meridionali saranno di serie B. L’autonomia non è togliere a una regione per dare a un’altra, ma solo dare la possibilità di dare a una regione che governa bene le risorse di decidere su altre materie». E per quanto riguarda le tasse, «quello che vogliamo fare – ribadisce Meloni – è rivedere le aliquote Irpef con l’obiettivo di abbassare le tasse a tutti, e vogliamo lavorare per favorire l’occupazione nella tassazione delle imprese».

In tal senso, «noi lavoriamo per favorire il lavoro, quindi se si tratta di rivedere l’Ires, bisogna dire che noi la abbassiamo ma se si investe in forza lavoro. Bisogna insomma favorire le aziende che hanno un’alta densità di mano d’opera».

Per quanto riguarda invece la partita della riforma costituzionale, «Ci sono due elementi che per me sono irrinunciabili: i governi li decidono gli italiani, quindi bisogna riconoscere l’esito delle elezioni, e il secondo elemento è la stabilità del governo», ribadisce Meloni sottolineando che «la riforma costituzionale è la più grande riforma economica che si può fare per questa nazione, quindi io confido che chiunque possa dare una mano. È una sfida di modernizzazione». Meloni ricorda poi che «l’Italia è la patria del diritto, non dobbiamo per forza copiare un modello, possiamo trovarne uno nostro».

Sul Mes, la presidente del Consiglio tiene a ribadire che «non ho cambiato idea», puntualizzando che «il Mes è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso, ossia non ha molto senso ratificare la riforma del Mes quando tu non sai neanche cosa prevedono le nuove norme sul patto di stabilità e crescita».

«Se anche l’Italia ratificasse la riforma del Trattato – sottolinea ancora il presidente del Consiglio – noi siamo consapevoli del fatto che il Mes, che blocca centinaia di miliardi, non verrebbe richiesto da nessuno? Ma non dall’Italia, perché almeno finché ci sono io al governo non c’è possibilità, ma neanche dagli altri, perché quando è stato attivato il Mes sanitario nessuno – in una fase in cui si facevano le sedute spiritiche per trovare 10mila euro – ha preso questi soldi».

C’è anche spazio per una risposta a distanza a Elly Schlein che paventa rischi di autoritarismo in Italia. Meloni è secca: «So che questa preoccupazione della segretaria Pd è reale, ma la voglio tranquillizzare, perché il centrodestra da sempre difende la libertà. La libertà dei cittadini, delle famiglie, delle imprese». «Se il nuovo corso del Pd è andare dritti con la strategia che li ha portati dritti alla sconfitta elettorale… Se loro vogliono andare avanti così, posso anche essere contenta…», dice poi Meloni sorridendo. Confermato il sostegno a Kiev: «Sostenendo l’Ucraina – afferma la premier – non solo sosteniamo il diritto di una nazione a essere libera, sovrana. Difendiamo anche noi stessi». E «se la Russia vincesse la guerra, questa poi «si sposterebbe in Moldavia, in Polonia»

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