Il ministro Sangiuliano: «Momento magico»
Un’operazione senza precedenti, una fusione di capolavori, un fiume di tesori dell’arte affluisce a Parigi per la straordinaria mostra Naples à Paris: un evento che porta nella capitale francese Caravaggio, Masaccio, Tiziano, Raffaello. E poi, ancora, Michelangelo, Guido Reni, il Parmigianino, Bellini.
Come accadde nel 2019 ad Amboise, per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, la mostra testimonia la profondità del rapporto culturale, storico e artistico che lega in modo indissolubile e unico l’Italia e la Francia. Un «momento magico», asserisce il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, «che oggi acquista anche un ulteriore significato, quello di favorire ed evidenziare gli stretti e positivi rapporti politici esistenti tra Italia e Francia, due colonne della comune cultura europea e, proprio grazie a ciò, due pilastri portanti dell’attuale assetto istituzionale del nostro Continente».
E già nell’annuncio del grande museo parigino, il Louvre invita il Museo di Capodimonte, c’è tutta l’eccezionalità di un evento che già si annuncia come un trionfo di pubblico fino alla chiusura, fissata per l’8 gennaio 2024: quasi 70 le opere del museo di Napoli prestate a quello di Parigi per l’allestimento di un’esposizione in cui tutto si fonde in maniera naturale, e ogni opera trova il suo posto come se fosse lì da sempre.
La mostra si sviluppa in tre luoghi diversi del Louvre: la Grande Galleria – dove dialogano uno di fronte all’altro, uno accanto all’altro – i più grandi capolavori dei due musei. L’effetto è spettacolare, il contatto fra due delle più importanti collezioni di pitture italiane al mondo fa scoccare subito la scintilla con la Crocifissione di Masaccio, grandissimo artista del Rinascimento fiorentino assente dalle collezioni del Louvre.
Con una cascata di sensazioni, di colori, di luci, ecco stagliarsi un altro capolavoro di Capodimonte, La Trasfigurazione, di Giovanni Bellini, senza equivalenti a Parigi. Quindi, 3 fra i dipinti più belli del Parmigianino, fra i quali si staglia il ritratto enigmatico della «giovane donna» chiamata Altea, che si trova a pochi metri dalla sala in cui campeggia l’opera più famosa al mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci.
La visita prosegue nella sua seconda sala espositiva, la Chapelle, dove sono raccontate e messe in evidenza le origini e la diversità delle collezioni di Capodimonte, che hanno origine essenzialmente in quelle dei Farnese e dei Borbone che rivaleggiano negli oggetti, nelle porcellane, nei paesaggi in cui spicca sempre il Vesuvio. Infine, ecco la sala dell’Horloge, dove si ammirano alcuni capolavori del disegno della collezione Farnese: un cartone autografo di Michelangelo, utilizzato per la Crocifissione di San Pietro nella Cappella Sistina, e uno di Raffaello, l’Annunciazione.
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