Gli inquirenti indagano per capire se Alessandro Impagnatiello ha avuto complici
Le indagini sull’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa sabato sera scorso da Alessandro Impagnatiello, il fidanzato reo confesso e padre del figlio che la giovane aveva in grembo, stanno proseguendo a ritmo serrato per accertare, non solo gli spostamenti dell’uomo successivi all’accoltellamento, ma anche per verificare se abbia avuto o meno un complice. Inquirenti e investigatori hanno molti dubbi sul fatto che il 30enne, ora in carcere a San Vittore, si sia sbarazzato del corpo senza vita di Giulia da solo.
Per questo, tra le varie attività di indagine, i carabinieri del nucleo investigativo assieme ai loro colleghi della compagnia di Rho, stanno recuperando i video di tutte le telecamere di sorveglianza di Senago, il comune del Milanese dove la coppia viveva e dove è avvenuto il delitto e nascosto il cadavere, per poi analizzare le immagini. L’autopsia, invece, dovrebbe essere disposta a partire dalla prossima settimana e dovrebbe essere effettuata da Cristina Cattaneo, l’anatomo patologa a cui sono stati affidati in passato parecchi casi di rilievo, come quello di Yara Gambirasio.
«L’unica forma di pentimento che abbia un senso è togliermi la vita». Sono le parole che ha ripetuto Alessandro Impagnatiello al suo legale dopo aver confessato l’omicidio di Giulia Tramontano. Parole che oggi il legale, l’avvocato Sebastiano Sartori, ha riferito al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo nel quale il barman ha confessato l’omicidio «aggiungendo particolari che riguardano l’ultima fase dell’accoltellamento». «Il barman ha negato la premeditazione e ha detto che ha fatto tutto da solo», ha concluso l’avvocato.