Alluvione in Emilia Romagna, in Cdm un pacchetto d’aiuti da oltre 100 milioni

di Antonella Di Martino

Si guarda al Fondo di solidarietà Ue

Oltre 100 milioni di euro. Dopo una giornata di confronti a livello politico e tecnico fra i ministeri e Palazzo Chigi, ha raggiunto questa entità il decreto che il governo si prepara a varare per l’emergenza causata dall’alluvione in Emilia Romagna.

Un pacchetto ancora in definizione, a partire dalle coperture: come ha rivelato il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, il governo sta pensando a lotterie aggiuntive e al ricavato di auto sequestrate alla criminalità organizzata. Queste risorse serviranno per garantire i soccorsi immediati, come anticipato da Giorgia Meloni durante il sopralluogo in alcuni centri colpiti. E saranno accompagnate da una serie di misure per affrontare la fase 1, fra cui non c’è la nomina di un commissario, assicurano dal governo.

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Alla fase 2 già si pensa, ma i provvedimenti legati ai ristori inizieranno a prendere corpo quando sarà più chiaro il bilancio dei danni, che già si prevede nell’ordine dei miliardi. Per questo si farà con ogni probabilità richiesta – forse già nelle prossime ore – per accedere al Fondo di solidarietà europea, come avvenuto anche per il terremoto che colpì le stesse terre undici anni fa: 670 milioni in quel caso, a fronte di danni per 12 miliardi.

Dopo la solidarietà dei leader al G7, la premier ha ricevuto anche quella di Benjamin Netanyahu, che ha espresso la sua vicinanza e offerto «il supporto del Governo israeliano per le vittime e i danni causati dall’alluvione», come riferisce Palazzo Chigi.

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La riunione convocata alle 11

Alla vigilia del Cdm preannunciato già venerdì, i vari ministri interessati hanno fornito ciascuno un pezzo del decreto puzzle da portare alla riunione convocata alle 11. Alla fine dovrebbe valere cinque volte i 20 milioni di cui si parlava nel fine settimana.

Dovrebbe essere esteso lo stato di emergenza già previsto il 4 maggio, dopo gli episodi di maltempo di inizio mese, con un primo stanziamento di 10 milioni. Il numero dei comuni coinvolti ora dovrebbe superare i cento. Per queste aree si profila la sospensione dei versamenti tributari e contributivi, fino a ottobre o novembre. Si prevederà un fermo anche per i processi amministrativi, mentre si cercherà di assicurare la continuità didattica. Si lavora inoltre al rifinanziamento del Fen, il Fondo emergenze nazionali. «Le province chiedono solo per le strade provinciali 200 milioni subito. Cercheremo di fare il possibile», ha garantito il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

La sospensione dei mutui dei privati non dovrebbe entrare nel decreto ma in un accordo con l’Abi. Fra le ipotesi sul tavolo, anche quella della cassa integrazione nelle aziende bloccate dal maltempo. «Richiederla – sottolinea la Fiom-Cgil dell’Emilia Romagna – deve essere inteso come un dovere morale delle imprese». Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, auspica che nel pacchetto entri «soprattutto l’attivazione del fondo di garanzia che, a nostro avviso, deve essere il massimo che ci è consentito dalle norme Ue sugli aiuti di Stato».

Il nodo risorse

Fra le aziende più colpite, ci sono quelle agricole. Come ha spiegato il titolare dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il suo ministero «ha ricercato tutte le disponibilità e abbiamo trovato risorse pari ad almeno 100 milioni di euro per affrontare queste situazioni. Servono però cifre ben diverse». Il governatore Stefano Bonaccini ha chiesto rimborsi al 100%. «Stiamo vedendo di trovare le risorse, ci stiamo mettendo l’impegno massimo», ha detto Leo. Allo studio c’è anche l’esonero dal lavoro per i dipendenti pubblici, e la possibilità di recuperare le prove dei concorsi pubblici per i candidati che vivono nei Comuni alluvionati.

In vista della fase 2, invece, il ministero dell’Ambiente propone, in una bozza di documento, lo stanziamento di 2,5 miliardi per il 2024, 2025 e 2026, per i programmi triennali di intervento che le Autorità di bacino distrettuali devono adottare entro il 30 giugno. Ad oggi, si sottolinea, i 7 distretti idrografici hanno fatto solo piani annuali urgenti, perché quelli triennali non venivano finanziati. E questo, notano i tecnici, è «un vulnus della politica di mitigazione del rischio idrogeologico». Una proposta che comunque non sembra destinata ad avere – al momento – un seguito in misure operative.

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