Napoli, ucciso e sciolto nell’acido per una «punizione d’onore»: 3 arresti

di Redazione

Un caso di lupara bianca di 10 anni fa

Un caso di lupara bianca del 2013 risolto dai carabinieri e dal Ros di Napoli. Salvatore Esposito, detto Totoriello, affiliato al potente clan Licciardi, venne ucciso e sciolto nell’acido per la sua ‘frequentazione’ con la moglie di un esponente della cosca in carcere. Un delitto per salvare l’onore del clan avvenuto con la complicità di una cosca alleata e il ‘know how’ della mafia.

Per questo omicidio del 2013 sono destinatari di misure cautelari tre indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, omicidio e detenzione e porto d’arma da fuoco in concorso, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Licciardi e l’Alleanza di Secondigliano.

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L’indagine, sviluppata tra il gennaio 2022 e febbraio di questo anno, ha permesso di documentare, attraverso l’approfondimento di pregresse emergenze investigative, intercettazioni e pedinamenti, che consolidavano le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, il coinvolgimento degli indagati nell’esecuzione dell’omicidio il 27 settembre di 10 anni fa. Oltre al movente, ricostruite le fasi organizzative e preparatorie del delitto.

Il delitto Salvatore Esposito

Salvatore Esposito fu attirato con un pretesto in una zona periferica, impervia e boschiva di Napoli, nel quartiere di Chiaiano, in una zona di cave di tufo abbandonate, e ucciso anche grazie a elementi del clan Polverino, che ha la sua roccaforte nel vicino comune di Marano. Il cadavere venne distrutto ricorrendo all’acido, proprio da ‘persone’ dei Polverino che, in quanto costola dello storico clan Nuvoletta, conoscevano e utilizzavano le tecniche apprese dai corleonesi.

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I Nuvoletta, infatti, sono l’unico gruppo camorristico che abbia avuto alleanza con Cosa Nostra e il boss Lorenzo Nuvoletta, affiliato anche alla mafia, nel 1984, venne aiutato proprio da ‘specialisti’ siciliani della tecnica di occultamento dei cadaveri per scioglimento nell’acido, per il quintuplice omicidio di Vittorio e Luigi Vastarella Luigi, Gennaro Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello avvenuto a Marano di Napoli il 19 settembre 1984. Per quest’ultimo delitto, inserito nella contrapposizione armata tra le famiglie Gionta-Nuvoletta e Alfieri-Bardellino nel 2008 venne condannato tra i mandanti anche Salvatore Riina.

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