Il fallimento della missione Macron-von der Leyen in Cina

di Eugenio Preta

I sogni si sono scontrati con la realtà del presidente XI Jinping

Sembra davvero innegabile che l’Unione europea sovrintenda ormai a tutte le relazioni internazionali degli Stati membri, una volta sovrani, se la Presidente della commissione esecutiva ha voluto accompagnare il presidente francese Macron nel suo viaggio in Cina nei primi giorni del mese di aprile (6-8). Una delegazione europea di gran peso, specialmente alla luce dei recenti propositi tenuti da Macron su un concetto importante come quello di una improbabile sovranità europea, che resta però diretta a cancellare gli Stati e le identità nazionali sostituendoli con la creazione di un vero sistema imperiale.

Una minaccia per la libertà dei popoli perché un tale sistema potrebbe attuarsi solo attraverso una serie di obblighi. Fortunatamente non attraverso quello militare perché ancora non esiste un esercito europeo ma quello giuridico e finanziario, come lo dimostra chiaramente l’attitudine dell’esecutivo, seguita da molti Stati membri, nei confronti di Ungheria e Polonia dove interviene negli affari di politica interna e persino di politica educativa.

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Ci sarebbe da dire che questo sistema imperiale burocratico propugnato da Macron si è già sviluppato nei settori dell’agricoltura, degli scambi commerciali, dell’energia, dell’ambiente e persino nella definizione della macchina ideologica imbevuta di quella spinta al risveglio (wokismo) che rientra nella logica della distruzione delle sovranità e delle identità nazionali legate alle origini della civiltà occidentale e della distruzione della stessa società europea: odio di sè, distruzione della lingua, decostruzionismo, dell’identità sessuale, femminismo aggressivo, militantismo LGBTQI+1, ecologismo totalitario, islamofilia, stigmatizzazione dell’uomo bianco accusato di tutti i mali, riscrittura della Storia.

In realtà una nuova Unione Europea sovrana e distruttrice dell’Europa stessa. Ma i sogni si scontrano con la realtà perché il presidente XI Jinping non ha ritenuto necessario nemmeno andare in aeroporto ad accogliere gli illustri ospiti delegando il suo ministro degli Esteri. E per chi conosce la sottile arte cinese delle apparenze, tutto questo non era affatto beneaugurante.

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Macron e Von der Leyen avevano incentrato nel problema dell’Ucraina il tema essenziale dell’incontro, ricordando che ogni aiuto all’aggressore avrebbe rappresentato una violazione del diritto internazionale. La stessa Von der Leyen si era peraltro scandalizzata dell’amicizia incondizionata tra XI e Putin aggiungendo che gli atteggiamenti della Cina di fronte alla guerra della Russia costituiranno un fattore determinante per i futuri rapporti dell’Unione con la Cina.

Dichiarazioni di spessore certamente ma che sembrano ignorare il principio intangibile della dottrina internazionale della Cina basato sul rifiuto di ogni ingerenza esterna nella definizione delle politiche cinesi, principio assunto come reazione al secolo di umiliazioni subite dalla Cina da parte degli occidentali in seguito alle guerre dell’oppio del XIX secolo: una Storia che i cinesi non dimenticano ma che gli occidentali sembrano ignorare.

Alla fine degli incontri, un pugno di sabbia, come cantava Augusto Daolio, se si prendono in considerazione le dichiarazioni comuni del 7 aprile. 51 punti cari al signor De La Palisse e riassunti nell’enunciato n’10: le due parti sostengono ogni sforzo in favore della pace in Ucraina.

Un vero fallimento diplomatico del «duo barzizza» che forse credeva di poter ottenere un cambiamento dell’attitudine cinese verso la Russia tre settimane dopo che Xi aveva rilevato che nel mondo si stavano producendo cambiamenti epocali sconosciuti.

Per quanto attiene al capitolo dei diritti dell’uomo poi, le parti si sono dette impegnate nella protezione e nella loro promozione: un vero paradosso però nel più grande sistema totalitario marxista-leninista del mondo dove il partito comunista regna da padrone e controlla lo Stato, l’esercito, le aziende e la vita del popolo.

Stesso formidabile successo riguardo alla situazione di Taiwan soprattutto perché la signora Von der Leyen aveva insistito sull’importanza della pace e della stabilità nel mar cinese meridionale ed il giorno dopo la Cina ha lanciato manovre militari importanti nello stretto per prenderne il controllo aereo, marittimo e dell’informazione.

Un pietoso fiasco diplomatico che sottolinea l’incoerenza delle politiche europee nei confronti di Cina e Russia. Dalla fine del Soviet, Stati Uniti ed Unione Europea hanno praticato la strategia del respingimento della Russia e la guerra in Ucraina ne costituisce una conseguenza, come il riavvicinamento della Cina e della Russia, che costituisce una minaccia per l’Europa.

Invece di cercare di reintegrare la Russia alla politica europea, gli stregoni di Washington e di Bruxelles hanno fatto di tutto per gettarla nelle braccia di una Cina che non se l’è fatto ripetere due volte e ne ha immediatamente colto l’occasione e le conseguenti opportunità.

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