Giorgia Meloni: «Mi aspetto passi concreti dall’Ue su migranti»

di Antonella Di Martino

Il premier: «Trovare soluzioni strutturali con i paesi del Nord Africa»

A fine giugno Giorgia Meloni si attende «il cambio di passo» dell’Europa sui migranti. Assieme al Pnrr, è il principale dossier sul tavolo della premier, che lo ha affrontato nel bilaterale con il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, all’inizio di una giornata chiusa poi a L’Aquila, per un «doveroso» omaggio alle 309 vittime del sisma che alle 3.32 del 6 aprile 2009 distrusse la città, dove a 14 anni di distanza ancora si chiede alle istituzioni di portare a termine la ricostruzione. Fra le «molte convergenze» con l’omologo spagnolo, c’è anche «la necessità che l’Europa dia risposte efficaci e immediate».

Innanzitutto sul controllo dei flussi migratori dalla sponda sud del Mediterraneo. La premier ha colto un «passo importante» nell’attenzione con cui a Bruxelles da qualche mese si affronta il tema, ma ora si aspetta dalla Commissione europea «iniziative concrete, a partire dai finanziamenti e dal trovare soluzioni strutturali con i paesi del Nord Africa». L’instabilità della Tunisia è considerato un elemento di criticità, individuato come priorità anche nel vertice di ieri a Palazzo Chigi. Nel quadro del futuro europeo, è cruciale anche la riforma del Patto di stabilità, da chiudere «entro l’anno».

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«È importante non ci siano due pesi e due misure – ha ribadito Meloni -: come si è andati velocemente sugli aiuti di stato, confidiamo la stessa velocità sulla flessibilità su utilizzo fondi esistenti e sul fondo sovrano per sostenere industrie europee». Fra Italia e Spagna c’è intesa, anche sul sostegno a Kiev, e «un partenariato strategico da rafforzare». «Credo che se condividiamo tante cose, l’Europa sarà più forte», ha osservato Sanchez, al termine del bilaterale, nelle ore in cui da Milano arrivavano notizie preoccupanti sullo stato di salute di Silvio Berlusconi.  Meloni ha dedicato un tweet di auguri di pronta guarigione al leader di Forza Italia, prima di mettersi in viaggio per L’Aquila.

L’omaggio a L’Aquila

Poco prima di lei è arrivato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha svelato una stele in memoria delle vittime del sisma, durante una breve cerimonia in cui una donna, probabilmente la parente di uno dei morti per il terremoto, lo ha contestato urlandogli: «Non sei degno». «La presenza vale più delle parole», si è limitato a dire La Russa.

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Meloni, prima della messa nella chiesa di Santa Maria del Suffragio in piazza Duomo, ha definito «doverosa» la sua presenza in una terra a cui è «molto legata, anche politicamente», perché in questo collegio è stata eletta parlamentare.

Una città «molto orgogliosa, resiliente, da cui c’è molto da imparare, che offre l’esempio prima di lamentarsi, e c’è anche da lamentarsi e spesso della politica» ha spiegato, evidenziando i «segnali molto importanti» dati dal governo: «Qualche giorno fa il Cipess ha sbloccato 50 milioni per la ricostruzione per le scuole e l’edilizia scolastica, noi abbiamo messo in legge di bilancio 70 milioni, senza emendamenti dell’ultimo minuto, di risulta, lo abbiamo fatto come scelta strategica, per garantire la tenuta dei bilanci del territorio e perché c’è bisogno di fare di più sulla ricostruzione pubblica».

La premier ha sottolineato l’importanza della «semplificazione», aggiungendo che «la ricostruzione pubblica avrà gli stessi iter semplificativi che avrà ad esempio il Pnrr». Qualche applauso Meloni lo ha ricevuto dalle decine di persone assiepate fuori dalla chiesa, che gli aquilani chiamano delle Anime Sante. Durante la cerimonia l’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ha scandito i nomi delle 309 vittime. E ha esortato a completare la ricostruzione, perché «molto è stato realizzato» ma non sono mancati «disguidi e ritardi, causati da alcuni ‘strabismi normativi’ e ‘scompensi burocratici’».

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