Avrebbero fornito armi, cellulari e sostentamento ai killer anche dopo l’agguato
Sono ritenuti coinvolti nell’omicidio del boss 55enne di Acerra, in provincia di Napoli, Pasquale Tortora, assassinato nella «sua» città il 20 maggio del 2020, le tre persone – Antonio Annunziata, 37 anni, Vincenzo Bastelli, 35 anni (entrambi di Napoli) e Gennaro Pacilio, 56 anni, di Acerra – alle quali i carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, hanno notificato altrettanti provvedimenti cautelari emessi al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.
Secondo gli inquirenti i tre si sarebbero occupati dell’approvvigionamento e della preparazione delle armi e dei telefoni cellulari utilizzati durante l’agguato. Non solo. Annunziata e Bastelli, su mandato di Cosimo Nicolì (anche lui mandante dell’omicidio, finito in manette e ritenuto in rapporti con la famiglia Senese), si sarebbero occupati anche del sostentamento economico dei due sicari, un compito svolto fino al momento del loro arresto.
I mandanti di questo omicidio sono stati già arrestati, nel maggio del 2022: si tratta dei fratelli Bruno e Giancarlo Avventurato, esponenti di spicco della criminalità organizzata acerrana che per vendicare la morte del fratello Giuseppe (ucciso nel dicembre del 2019), nel corso di una contrapposizione tra clan per il controllo del territorio, affidarono l’ordine di morte ai killer Alessio Galdiero e Angelo Di Palma (entrambi presi prima dei mandanti).
Ai tre arrestati gli inquirenti contestano, a vario titolo, il reato di omicidio volontario in concorso, aggravato dalle modalità e finalità mafiose. Secondo gli investigatori l’omicidio venne concordato da due gruppi malavitosi che eliminando Tortora intendevano così spartirsi gli affari illeciti in quella zona del Napoletano.
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