Neonato morto per un’aorta recisa per sbaglio: medici a rischio processo

di Redazione

Per gli inquirenti fu un errore «marchiano»

Un errore gravissimo in sala operatoria che è costato la vita a un bimbo di soli dieci mesi. Un dramma che è stato portato all’attenzione della procura di Torino, che ora si appresta a tirare le somme e a chiedere alcuni rinvii a giudizio per omicidio colposo. Non ci sono dubbi su quanto accadde il 15 aprile 2021 nell’ospedale infantile Regina Margherita: il piccino doveva essere sottoposto a una loboctomia polmonare per correggere una malformazione congenita, ma il chirurgo sbagliò e, anziché un vaso sanguigno, recise l’aorta. L’operazione successiva, compiuta in una situazione di emergenza, si rivelò inutile.

L’errore è stato definito «marchiano» dagli inquirenti. Più complessa si profila l’attribuzione delle responsabilità. All’inizio gli indagati erano nove, ma dopo gli approfondimenti medico-legali, svolti con la formula dell’incidente probatorio da un pool di specialisti da Firenze, la procura ha mandato l’avviso di chiusura indagini solo a tre persone: il chirurgo, un anestesista e il Direttore della struttura di chirurgia pediatrica dell’ospedale. Ed è ancora possibile che il quadro cambi.

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La difesa del medico

«Sono convinta – dice l’avvocato Monica Muci, difensore del chirurgo – che, anche a fronte dell’errore, la nostra colpa debba essere ridimensionata». La linea difensiva è che il medico, pur essendo piuttosto conosciuto e stimato nell’ambiente, non risulta essere specializzato in chirurgia toracica infantile. Se era in sala operatoria era perché, nonostante fosse inesperto, era stato inserito nell’equipe in qualità di ‘esterno’. Da qui la chiamata in causa del direttore.

La posizione del direttore

Il direttore, insieme all’avvocato Vittorio Nizza, si è fatto interrogare dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e ha messo a verbale una serie di punti chiave. Il primo è che «la chirurgia pediatrica ha le stesse caratteristiche della chirurgia generale», e che «all’interno della chirurgia pediatrica non è riconosciuta la specialità toracica».

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Le equipe miste, poi, a suo dire sono una prassi degli ospedali (fra cui le Molinette, uno dei maggiori d’Italia) che a Torino compongono il circuito della Città della Salute. Quanto al chirurgo, fu indicato «fin dal 2019 come la persona adatta» dal titolare di cattedra di chirurgia pediatrica. E che non fosse un novellino lo dimostrano «i 12 interventi di chirurgia polmonare» e «le 5 loboctomie polmonari» che aveva effettuato prima di quel giorno del 2021. Sciogliere i nodi dell’indagine tocca, per adesso, alla procura.

La famiglia del bimbo

Nell’attesa, la famiglia del bimbo, rappresentata dall’avvocato Michela Malerba, invoca «rispetto e silenzio». «In particolare – si legge in una nota – chiediamo, per favore, il più totale e rigoroso anonimato riguardo al nostro bambino e anche riguardo a tutti i componenti della famiglia, ristretta ed allargata, affinché non venga procurata ulteriore sofferenza a nessuno di noi rispetto a quanto già stiamo vivendo. Abbiamo sempre creduto nella giustizia e continuiamo a farlo. Ma per favore non cercateci».

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