Per gli ermellini i motivi di ricorso della difesa sono «infondati»
Non c’è nessuna «novità» nel video allegato dalla difesa di Francesco Schettino – il comandante della Costa Concordia responsabile del naufragio della nave da crociera nel quale morirono 32 persone, davanti all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012 – a sostegno della richiesta di revisione del processo che lo ha condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione.
Lo sottolinea la Cassazione che ricorda come già la Corte di Appello di Genova nel negare la riapertura del caso, a proposito del video, abbia stabilito – nell’ordinanza del 14 febbraio 2022 – che «non sussisteva nessun nuovo e diverso elemento di prova, essendovi solamente la raccolta per estrapolazione di immagini tutte presenti nel fascicolo processuale».
Quanto al «preteso malfunzionamento delle porte stagne» sostenuto da Schettino, gli ‘ermellini’ – nelle motivazioni del verdetto n.11780 depositato oggi e relativo all’udienza dello scorso 28 ottobre – ribattono che questo elemento è stato già portato all’attenzione dei giudici di merito che lo hanno considerato come «non nuovo» e solo «nuovamente oggetto di una mera richiesta di rivisitazione valutativa».
Nello stesso modo sono liquidate, dalla Cassazione, le considerazioni sul «preteso malfunzionamento del generatore diesel», e quelle sul «diverso articolarsi della sequenza causale» che in base a quanto sostenuto dalla difesa di Schettino vedrebbe il rovesciamento della nave su un fianco come «fattore causale accidentale» che provocò «il presunto abbandono del natante» e dei passeggeri «da parte dello Schettino».
In conclusione, secondo i supremi giudici della Terza sezione penale – presidente Vito Di Nicola, relatore Claudio Cerroni – i motivi di ricorso della difesa sono «infondati» e vanno respinti con condanna al pagamento delle spese di giustizia.
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