Il piano sul tavolo del governo che si riunirà giovedì a Cutro
Pugno duro contro gli scafisti e apertura ai flussi migratori regolari con il contributo e il sostegno dell’Unione Europea. Sarebbero questi i punti fermi del possibile provvedimento sul quale starebbero lavorando più ministeri in materia di immigrazione, tema che sarà affrontato anche nel consiglio dei ministri in programma giovedì prossimo a Cutro, sul luogo del tragico naufragio di dieci giorni fa costato la vita a 70 persone.
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Le linee su cui si muove il lavoro sono quelle di punire «con fermezza» – per utilizzare le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani – i trafficanti di esseri umani, con un eventuale inasprimento delle pene, ma al contempo allargare le maglie della migrazione regolare collaborando con i Paesi d’origine che, dal canto loro, dovranno impegnarsi a frenare e combattere le partenze. Oggi è in programma l’informativa urgente alla Camera del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che farà il punto sul naufragio di Cutro e, soprattutto, sul ruolo ricoperto da Guardia di Finanza e Guardia Costiera.
Il CdM e il Consiglio europeo dei ministri dell’Interno
«Hanno sempre fatto il loro dovere anche con alto sprezzo del pericolo. E’ grave accusarli, è ingiusto», ribadisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Ci sarà anche una ricostruzione sull’assetto normativo riguardo le competenze di chi agisce in mare. Sullo sfondo resta la stretta collaborazione con l’Ue e le richieste che arriveranno a Bruxelles il prossimo 9 marzo, in vista della riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’Interno.
Vista la concomitanza con il Cdm di Cutro, il Governo potrebbe essere rappresentato nell’occasione dal sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni. Già in occasione del vertice dei Paesi del Med5, di cui fanno parte Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna, è stato prodotto un documento chiaro sottoscritto dai cinque Stati membri: contrastare le partenze irregolari dei barconi, rafforzare i rimpatri, aumentare con Frontex la sorveglianza dei confini e – agli Stati che subiscono maggiori pressioni migratorie – far decidere autonomamente le procedure di frontiera e «poter decidere in merito all’applicazione di tali procedure in base alla loro capacità e alla prospettiva di rimpatri».
Riguardo ai ricollocamenti dei migranti, a Bruxelles verrà anche chiesto con forza di «istituire un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio che tenga conto delle reali esigenze degli Stati membri». Un ruolo fondamentale poi lo giocano i Paesi di provenienza dei migranti. In tal senso si sta studiando la possibilità di stipulare accordi bilaterali con i paesi d’origine con meccanismi premiali (per esempio un aumento delle quote sui flussi regolari) per chi è più virtuoso, ovvero chi combatte in maniera più efficace le partenze illegali dai propri territori.
Tajani: «Possiamo portare decine di migliaia di immigrati regolari in Italia»
«Dobbiamo favorire l’immigrazione regolare – spiega lo stesso Tajani -. Possiamo portare decine di migliaia di immigrati regolari in Italia, formati nei loro Paesi, perché le nostre aziende ne hanno bisogno». Dopo il decreto di fine dicembre scorso sui flussi e il decreto Ong, infatti, allo studio dell’esecutivo c’è anche la possibilità di fissare una quota annuale per l’entrata di centomila stranieri regolari, che vengano poi collocati in base alle esigenze del mercato del lavoro nei vari settori. Allo studio poi ci sarebbero anche nuove procedure per semplificare meccanismi ancora troppo lenti: dai rimpatri al sistema di accoglienza, passando per l’istituto della protezione internazionale.
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