Qatargate, i magistrati belgi: «Cozzolino ha ricevuto soldi e regali dal Marocco»

di Redazione

Marc Tarabella in stato di fermo in Belgio

Il calendario conta otto giorni senza immunità parlamentare: tanti sono bastati per far finire Andrea Cozzolino e Marc Tarabella a pieno titolo nella rete giudiziaria del Qatargate. Con un blitz partito dal Belgio all’alba di venerdì mattina, la polizia federale ha prima preso in custodia l’eurodeputato belga per poi mettersi sulle tracce del collega italiano, senza però trovarlo nella sua abitazione di Bruxelles.

Un buco nell’acqua che ha fatto passare il testimone alla Guardia di Finanza di Napoli: giunti alla residenza partenopea dell’eurodeputato dem con un mandato d’arresto europeo alla mano, i finanzieri però non lo hanno trovato neanche lì. Cozzolino, ha fatto sapere poco dopo il legale Dezio Ferraro, era ricoverato in una clinica napoletana: appena è stato dimesso, gli è stato notificato il provvedimento. Una duplice operazione – da tempo pronosticata – che getta nuove ombre sulla posizione dei due ex compagni di partito socialisti, sospettati di essere coinvolti nello scandalo euro-marocchino-qatariota sotto il peso delle rivelazioni del deus ex-machina, il pentito Pier Antonio Panzeri.

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Parole già finite sui verbali a più riprese e sintetizzabili in un’accusa concreta a entrambi: aver contribuito alla trama di corruzione facendosi versare bonifici a rate tra i 120mila e i 140mila euro per il belga; e aver agito per orientare le politiche Ue a favore di Doha e Rabat in modo indiretto per l’italiano. Erano le 6 di mattina quando gli investigatori belgi hanno dato il via alle operazioni con una serie di perquisizioni concentrate nei luoghi della vita di tutti i giorni dei due politici, tra Liegi, Bruxelles e Napoli.

L’operazione per Marc Tarabella

Sulla via della piccola Anthisnes, paesino di quattromila anime governato dallo stesso Tarabella dal lontano 1994, gli agenti hanno cercato evidenze utili in una cassaforte di proprietà del politico custodita in una banca a Liegi e tra gli uffici del municipio del borgomastro. Quando poi hanno bussato alla sua porta per prelevarlo e portarlo con loro a Bruxelles mettendolo in stato di fermo, l’europarlamentare – che dall’inizio si proclama completamente estraneo ai fatti – non ha opposto resistenza, e ha anzi riferito di aver atteso «da due mesi» quel momento per poter essere «finalmente ascoltato» dopo un fuoco incrociato di accuse che lo ha colpito per settimane sui giornali di tutta Europa.

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La ricerca di Cozzolino

Del tutto diversa la convulsa ricerca di Cozzolino, terminata solo in serata dopo due tentativi andati a vuoto tra Bruxelles e Napoli. Dimesso da una clinica della città dove si era recato per problemi di salute, gli uomini del Gico del Nucleo di polizia-economico finanziaria della Gdf partenopea hanno notificato la misura all’europarlamentare, per il quale ora rischia di profilarsi una lunga trafila giudiziaria da affrontare nell’immediato in Italia, ma che potrebbe farlo finire nelle mani del combattivo giudice istruttore Michael Claise in Belgio.

«Dagli elementi raccolti dai servizi segreti del Belgio appare che anche Andrea Cozzolino, insieme ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, abbia ricevuto direttamente dei fondi dal signor Atmoun», l’ambasciatore del Marocco in Polonia. Si legge nel testo del mandato d’arresto europeo emesso dai magistrati belgi nei confronti dell’europarlamentare italiano. Cozzolino, viene spiegato, aveva «contatti diretti» con Atmoun e il 1 giugno 2022, durante un incontro a Varsavia tra i due, ha ricevuto anche «un’onorificenza e una cravatta e avrebbe discusso la linea da seguire alla commissione mista Ue-Marocco del Pe». Al termine dei rilievi fotodattiloscopici l’europarlamentare napoletano sarà condotto nel carcere di Poggioreale.

I prossimi sviluppi

Gli sviluppi per l’esponente del Pd sospeso in via cautelativa – per lungo tempo presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e le commissioni parlamentari miste Ue-Marocco dell’Eurocamera – andranno via via chiarendosi nelle prossime ore, quando anche Tarabella – su giudizio insindacabile di Claise – saprà se il suo stato di fermo si trasformerà in una custodia cautelare a tutti gli effetti. Un destino legato a doppio filo al collaboratore di giustizia Panzeri, che intanto ha fatto segnare un nuovo punto a suo favore: la commercialista di famiglia, Monica Rossana Bellini, arrestata nel milanese il 17 gennaio su mandato d’arresto europeo dei magistrati belgi, è tornata libera con solo il divieto di espatrio.

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