Ricorso in Cassazione sulle responsabilità del pm
«Hanno devastato il mio futuro, compromesso la mia immagine. Hanno fatto a pezzi anche la mia famiglia, mettendola in ginocchio economicamente. Ma nessuno mi ha risarcito e tanto meno chiesto scusa»: a parlare è Raffaele Sollecito, definitivamente assolto dopo essere stato coinvolto nelle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher per le quali ha ora chiesto un risarcimento di oltre un milione di euro facendo affidamento sulla legge in materia di responsabilità civile dei magistrati.
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Negato però dai giudici civili di Genova (dove il procedimento si è svolto per questioni procedurali) in primo e secondo grado con una decisione che ora l’ingegnere informatico pugliese impugnerà in Cassazione. Un rigetto, quello dei giudici liguri riportato da Repubblica, legato a questioni tecniche e alla mancata applicazione retroattiva della legge.
«Andremo in Cassazione – ha detto Sollecito – perché ci sono precedenti a noi favorevoli». Nel ricorso sono stati contestati quelli che Sollecito considera da sempre gli errori dell’indagine. Come l’assenza di un avvocato difensore nelle prime fasi istruttorie, la mancata presa in considerazione di alcuni testi e del suo alibi. Condannato insieme ad Amanda Knox in primo grado, Sollecito passò quasi quattro anni in carcere prima di essere assolto in appello e scarcerato.
Per poi essere definitivamente scagionato dalla Cassazione dopo altri tre gradi di giudizio per un delitto al quale si è sempre proclamato estraneo ma per il quale gli è stata però respinta la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. Ora il ricorso alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Per Sollecito la questione non è solo economica per «i danni mai riparati». Vuole infatti che si entri «nel merito». «Nessuno mi ha mai completamente ripulito – sottolinea – del fango che mi hanno ingiustamente gettato addosso. Sono riuscito a ricostruirmi una carriera passo dopo passo, ma da solo senza che lo Stato mi abbia minimamente aiutato».
L’amicizia tra l’x pm Giuliano Mignini e Amanda Knox
Sollecito si è trasferito ormai da otto anni a Milano dove lavora come ingegnere informatico. Occupandosi di realtà virtuale e di metaverso. «Mi occupo di sistemi e delle architetture che fanno funzionare questo mondo virtuale» rivendica. Il passato legato all’omicidio Kercher sembra però non abbandonarlo. Riemerge anche per le notizie dell’amicizia stretta tra l’x pm Giuliano Mignini e Amanda Knox. «Una decisione loro» la liquida seccamente. «Io non ho intenzione di fare amicizia con chi ha cercato di distruggermi, con chi non ha cambiato idea e non ha chiesto scusa» conclude.
«Amanda è coraggiosa e aperta al dialogo, intelligente e generosa. Continuiamo a sentirci. Di Sollecito invece non parlo» la replica del magistrato ora in pensione. «Se ho cambiato idea sul coinvolgimento di Amanda nell’omicidio Kercher? Indietro nel tempo non torno» conclude Mignini.