Il paradosso Donzelli: la sinistra, come sempre, prova a buttarla in «caciara»

di Rino Nania

In difesa dei «compagni che sbagliano» la sinistra non consente di potersi esprimere

Da un paio di giorni l’argomento principale su cui si soffermano i media italiani è l’atteggiamento dell’on.le Donzelli che, in un intervento alla Camera dei Deputati, chiarisce concetti su dinamiche ed informazioni sullo stato delle carceri già note, al punto da essere pubblicate sui quotidiani come «La Repubblica» e «Domani».

Si deduce, attese le critiche disseminate da giornalisti e politici di sinistra, che un parlamentare della Repubblica Italiana sarebbe teoricamente obbligato a tacere nell’esercizio delle sue funzioni perché in Italia la sinistra italiana non consente di potersi esprimere, dietro il paravento ipocrita della riservatezza istituzionale, perché si ritiene offesa in quanto non in grado di assumersi la responsabilità di incontrare un terrorista e discutere su ipotesi di cambiamento delle leggi, anche sul regolamento carcerario.

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Insomma così si configura un livello di cortocircuito inimmaginabile per una democrazia sana ovverosia quello di un caso in cui un rappresentante del popolo non si può permettere di articolare, compiutamente e dettagliatamente, con elementi circostanziatamente descritti per poter rendere a tutti noto che il 41bis non solo non isola un carcerato, ma consente allo stesso di conversare con altri sottoposti al «carcere duro» per scambiare opinioni per convenire che la modalità di cui alla introdotta legge 10 ottobre 1986, n. 663 andrebbe cambiata.

Ebbene questo fornisce un esempio maligno e rappresenta il terribile paradosso che si vive nella democrazia italiana in cui un parlamentare non può mettere in luce che lo Stato corre un rischio gravissimo che è quello di consentire a mafiosi e terroristi di continuare a comunicare all’esterno delle carceri ordini ai propri sodali, a diramare segnali trasversali ad amici e nemici, a minacciare rivolte di massa per ottenere riforme «calmieranti», attraverso la messa in discussione di condizioni carcerarie di attenuata rigidità e soprattutto riuscire ad ottenere di poter continuare a gestire affari ed intrallazzi. In tutto questo il PD non lascia traccia di trasparente linearità, non fa coraggiosamente chiarezza, ma rimane nell’alveo misterioso e oscuro di buttarla in «caciara».

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E la confusione si sa determina il crearsi di nebbie pericolose che generano messaggi ambigui o volutamente mirati a diffondere amnesie. Quando vi sono i compagni che sbagliano questo tipo di sinistra fa finta di dimenticare gesti terroristici e vissute paure e spingono i propri militanti a mobilitarsi per sensibilità, per affinità o per disinvolta noncuranza. Qui l’interrogativo è forte: come si fa a non capire che se si assecondasse la condizione oggettiva di un Cospito, che volontariamente non intende alimentarsi e/o farsi alimentare, si rischia di diventare complici di un Messina Denaro, che con un medesimo comportamento potrebbe pretendere le stesse misure ovvero anche la cancellazione del 41 bis?

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