Migranti e aiuti di Stato, la premier vola a Berlino e Stoccolma
La difesa dei confini esterni. E la necessità di mantenere «parità di condizioni» tra i Paesi della Ue nel dispiegare una azione a sostegno delle imprese europee per rispondere all’Inflation reduction act americano. Giorgia Meloni si presenta con questi due dossier roventi prima a Stoccolma, che guida il semestre europeo, dal neo governo di destra del premier Ulf Kristersson (col sostegno esterno dei Democratici svedesi, alleati di Fdi in Ue, dove siedono insieme nel gruppo dei Conservatori).
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E poi a Berlino, per il bilaterale con il cancelliere Olaf Scholz, in una agenda fitta di appuntamenti per cercare sponda in vista del Consiglio straordinario Ue della prossima settimana che potrebbe includere anche una visita all’Eliseo da Emmanuel Macron. Le diplomazie sono al lavoro, il clima più disteso dopo gli scontri delle prime settimane di governo sulla gestione delle Ong. L’entrata in vigore del Trattato del Quirinale dà un input aggiuntivo, i ministri si stanno già parlando: dopo Guido Crosetto anche Raffaele Fitto ha incontrato la sua omologa Laurence Boone.
Si prepara il terreno, anche in vista del match di Bruxelles. I due parlano, e stando al resoconto italiano, concordano, sulla necessità di tutelare tutti i Paesi nel piano anti-inflazione ( senza penalizzare chi come l’Italia non ha spazi fiscali di manovra), e di adeguate risorse finanziarie. Non solo attraverso l’uso flessibile dei fondi esistenti, ma anche, ed è la proposta italiana sulla quale Meloni tenterà di scalfire il muro della Germania, attraverso la creazione di appositi strumenti finanziari. A Berlino ovviamente piace, e basterebbe, la proposta della Commissione di allentare i vincoli sugli aiuti di Stato (Francia e Germania sono stati i principali paesi a utilizzare la flessibilità delle regole durante la pandemia).
Italia «abbandonata sulla rotta mediterranea»
A Stoccolma saranno invece i migranti il piatto forte, dopo che la presidenza svedese ha già frenato sulla possibilità di trovare a breve una intesa: l’Italia, ha ribadito in tv alla vigilia del tour europeo Meloni, in questi anni «è stata abbandonata sulla rotta mediterranea» ma è arrivato il momento di affrontare la questione «in modo strutturale», non solo sul fronte della redistribuzione che «non risolverà mai i nostri problemi» visto che riguarda, «se va bene, il 30% di chi arriva da noi e ha diritto a una protezione».
Ma l’Italia, ripeterà la premier, «non si presenta col cappello in mano» e a chi lamenta i movimenti secondari dei migranti ricorderà che prima «ci sono i movimenti primari» che l’Italia non vuole più affrontare da sola. «Con proposte serie e ragionamenti sensati», è convinto il presidente del Consiglio , si possono ottenere «risultati». E una prima cartina di tornasole dei potenziali esiti del vertice Ue si potrà avere già al rientro dalla doppia missione in Scandinavia e Germania.
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