Dodici milioni di euro solo per conservare le mascherine pericolose che la Procura aveva chiesto di distruggere
«‘O prèvete n’coppa all’altare dice: facìte chello ca dico io, ma nu facite chello ca faccio io». E il leader piddino Letta e “sinistrati” vari, divisi fra loro, ma uniti contro il centrodestra, gli fanno eco. Purtroppo, hanno la memoria corta da non ricordare che la loro ultima vittoria elettorale risale alle politiche 2008, ma sono sempre rimasti al governo. Nel frattempo è cresciuto il numero degli indigenti. Ma loro non lo ricordano.
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Niente di strano hanno dimenticato anche che tra luglio e ottobre a Camere sciolte Franceschini, Orlando e Speranza hanno affidato a 82 “migliori” di loro fiducia, altrettante poltrone di sottogoverno. Di più, la memoria corta gli serve anche a scaricare le responsabilità dei guasti prodotti, sulla destra «truce e trasudante velleità autoritarie». Capiteli, ssperano di trasformare i pronostici negativi delle prossime regionali del 12 e 13 febbraio, in Lombardia e Lazio in inattesi successi.
Hanno dimenticato anche che «chi di speranza vive disperato muore» e ci provano. Con arroganza e ipocrisia visti risultati che ne sono scaturiti in questi 11 anni. Senza rendersi conto che è proprio la seconda, figlia della prima, a indebolirci di fronte all’Europa ed esporci alle eurofollie: efficientamento green della casa entro il 2030 a caro prezzo e la condanna del nostro vino e Mes.
Pur sconfitti hanno occupato poltrone e strapuntini del potere e ora che si avvicina il 24 gennaio che – come previsto dalla legge introduttiva 145/2002 dello spoil system la data ultima entro la quale chi ha vinto le elezioni può nominare funzionari di propria fiducia a capo degli uffici della Pa – e oggi che questa opportunità tocca al centrodestra, non ci stanno. Sostengono che la scelta si fa sulla base delle competenze dei singoli e non della loro tessere di partito, giusto. Peccato, però, che alla luce dei risultati, tutte queste capacità, i loro “esperti” non le abbiano mai messo in mostra.
La triste eredità
Basta pensare all’eredità economiche lasciate con il covid-19: le primule vaccinali, abbandonate perché sarebbero costate troppo (tra gli 8,4 e i 480 milioni, a seconda del numero); i banchi a rotelle (430mila per 119 milioni, mai utilizzati, hanno solo intasato i depositi delle scuole) e, perché no, i 340milioni di mascherine pericolose che la Procura aveva chiesto di distruggere. Ma dopo, una perizia del giudice, per cui a partire del 2020 ci sono costate un milione al mese per conservarle, e senza parlare della sessantina di milioni agli intermediari del vaccino.
E qualcuno fra i lettori è convinto che le quotidiane aggressioni ai medici ospedalieri, non c’entrano anche col clima di terrorismo psicologico generato da Speranza & c. per impaurire gli italiani e convincerli ad adeguarsi alle misure coercitive da loro imposte? Di più, da un anno in Italia, mancano i farmaci, ma l’attuale opposizione – allora maggioranza – se n’è accorta soltanto oggi. Incolpandone, naturalmente, il governo Meloni.
L’ipocrisia sul carburante
E’ vero, l’opposizione fa il proprio gioco, ma è giusto farlo mistificando la verità, rimettendoci anche la faccia sostenendo che il prezzo del carburante è cresciuto per colpa della Meloni che – dopo aver promesso di tagliarle – non ha prorogato lo sconto sulle accise del suo predecessore. Fingendo di non sapere, che il governo Draghi dopo aver utilizzato – per questa operazione – l’extra gettito prodotto dall’aumento del prezzo dei carburanti, con la Nadef di settembre, lo ha trasformato in incasso ordinario, non utilizzabile per gli sconti.
Di più, con grande ipocrisia ha sostenuto che il prezzo dei carburanti era salito a 2,5 euro. Indubbiamente, c’è andato abbastanza vicino (2,184) ma con il governo dei migliori, mentre la media settimanale della settimana scorsa di 1,8 euro è ben al di sotto dei record toccati con Monti, Renzi e Draghi. Ma in quelle occasioni la grande stampa ha taciuto. Come alla lettura del programma elettorale del Pd che annunciava l’aumento delle tasse sui carburanti e del bollo auto per disincentivare l’uso di mezzi inquinanti. E ora protesta – per carità (dis)interessamente insieme agli amici sinistrati – per la mancata proroga. Che ipocrisia!
Comunque, il governo, per allegerire ai cittadini il peso di un ulteriore aumento del costo dei carburanti, ha deciso di: 1) istituire un bonus per i lavoratori dipendenti di 200 euro fino a dicembre 2023; 2) il ripescaggio dell’accise mobile. In pratica l’extra gettito Iva verrebbe utilizzato per diminuire l’importo delle accise sui carburanti per i consumatori finali.
Il meccanismo al momento in cui il prezzo del petrolio aumentasse sulla media dei due mesi precedenti rispetto al al valori di riferimento in euro previsto dall’ultimo Def (87,6 dollari al barile per il Brent. Circa 81,1 euro al cambio di venerdì scorso). Ma sarà tenuto conto anche dell’eventuale diminuzione nel quadrimestre precedente. Purtroppo, alla luce di quanto definito da Draghi nella Nadef settembrina di cui sopra, non sarebbe stato possibile, fare di più.
L’inno sovietico
E per festeggiare meglio il proprio tuffo nel passato, la Cgil di Bologna in chiusura del proprio congresso – in presenza di Landini che non ha aperto bocca sull’accaduto – per eleggere il segretario provinciale canta l’inno sovietico, alzando verso il cielo i rituali e doverosi pugni chiusi. Che sarebbe successo se fosse capitato a destra?
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