Coinvolti anche alcuni componenti del clan Moccia
«Quanto al pericolo di inquinamento probatorio deve richiamarsi non solo quanto riferito da un testimone che intendeva ritrattare le precedenti dichiarazione per timore di ritorsioni ma anche la circostanza che nessuno delle persone offese presenti nel bar ha denunciato la spedizione punitiva».
E’ quanto scrive il gip di Roma nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari eseguite ieri mattina nei confronti di sei persone coinvolte nell’ambito di un indagine su di un raid punitivo ai danni di tre cittadini tunisini avvenuto lo scorso 23 ottobre a Tor Bella Monaca. Tre sono componenti del clan Moccia.
Gli arrestati, nell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, sono Gaetano Moccia, Pasquale Moccia, Denny Moccia, Emanuele Selva e i fratelli Cristian e Danilo Rosati. Per il giudice «appare evidente la sussistenza di allarmanti esigenze cautelari: si impone l’intervento cautelare sia al fine di evitare e scongiurare il pericolo di recidiva sia al fine di proteggere la genuina acquisizione delle prove».
Alla base dell’azione ci sarebbe uno «sgarro» da punire: oltre all’aggressione fisica, gli arrestati hanno minacciato i cittadini tunisini con una pistola che è stata puntata più volte in loro direzione. Nel corso delle perquisizioni i carabinieri hanno sequestrato 12mila euro in contanti, due orologi Rolex e sostanze stupefacenti.
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