È morto Pelé: la leggenda del calcio scompare a 82 anni

di Fabio Maresca

Il mondo del calcio in lutto per la morte di Pelé

E’ morto la leggenda del calcio Edson Arantes do Nascimento, alias Pelé. A comunicarlo sui social la figlia Kely Nascimento: «Tutto ciò che siamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente. Riposa in pace». Il tre volte campione del mondo con il Brasile è deceduto all’età di 82. Era ricoverato nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo dallo scorso 29 novembre, per un ciclo di cure dopo essere stato operato nel settembre del 2021 per un tumore al colon. Aveva contratto anche il Covid. Lascia la moglie Nomi Aoki e sette figli. Il Santos Fc, primo club de «O’ Rei» ha omaggiato la sua scomparsa pubblicando una foto di una corona su sfondo nero. Eloquente il messaggio: «Eterno».

Il saluto del profilo instagram ufficiale

«L’ispirazione e l’amore hanno segnato il viaggio del re Pelé, serenamente scomparso oggi. Nel suo viaggio, Edson ha incantato tutti con il suo genio nello sport, ha fermato una guerra, ha svolto attività sociali in tutto il mondo e ha diffuso quella che più credeva essere la cura per tutti i nostri problemi: l’amore. Il suo messaggio vivente diventa un’eredità per le generazioni future. Amore, amore e amore, per sempre» si legge sui social.

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L’amicizia con Diego Armando Maradona

Pelé e Diego Armando Maradona
Pelé e Diego Armando Maradona (foto del profilo ufficiale del campione argentino)

Per lungo tempo è stato considerato il giocatore di calcio più forte del mondo, prima dell’arrivo di Diego Armando Maradona. Con l’affermazione del calciatore argentino le tifoserie di tutto il mondo si sono divise preferendo a volte uno a volte l’altro. Ma tra i due c’era amicizia e non si sono lasciati mai trasportare dalle polemiche. Celebre una trasmissione televisiva dove Diego Armando Maradona e Pelé si scambiavano la palla a colpi di testa. Nella trasmissione il Pibe de ‘oro confessava al campione brasiliano: «Ho un sogno in più con te: Il mio sogno è fare un paio di colpi di testa con te».

I numeri di Pelé: una storia strardinaria

Raccontare Pelé con i numeri può sembrare paradossale, vista la sua fama e la suggestione che si prova solo a pronunciare il suo nome. Tuttavia è un altro modo di vedere la sua storia e la sua carriera irripetibile, che lascia un segno indelebile nella storia del calcio. O Rei, il Re, Edson Arantes do Nascimento ha ricevuto le onorificenze come Calciatore del Secolo per la Fifa, per il Comitato Olimpico Internazionale e per l’International Federation of Football History & Statistics (Iffhs), Pallone d’oro Fifa come miglior giocatore del secolo scorso, e anche Pallone d’oro Fifa onorario, ovvero alla carriera.

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Con il Santos ha vinto dieci volte il campionato Paulista, quattro il Torneo Rio-San Paolo, e cinque la “Taça Brasil”, o Coppa del Brasile. E anche due Libertadores, due Coppe Intercontinentali e una Supercoppa. Con i New York Cosmos ha conquistato un Campionato Nasl, lanciando il ‘soccer’ in Nordamerica. Pelé è l’unico calciatore al mondo ad aver vinto tre Mondiali di calcio (1958, 1962 e 1970). La Fifa gli riconosce il record di reti in carriera, 1.281 in 1.363 partite; in gare ufficiali ha segnato 757 reti in 816 incontri, con una media di 0,93 gol a partita. Nella nazionale verde-oro ha giocato 92 gare e segnato 77 reti.

Una curiosità: il suo cartellino della Federcalcio brasiliana (Cbf), numero 18.769, ha come data di nascita il 23 ottobre 1941, ma un quotidiano brasiliano scoprì che all’anagrafe della cittadina di Tres Coracoes, nello stato di Minas Gerais, la sua nascita è registrata il 21 ottobre 1940. Debuttò il 7 settembre 1956, quasi sedicenne, nella prima squadra del Santos, in un’amichevole contro il Corinthians di Santo Andre’, segnando subito il primo gol. L’ultima gara la giocò il primo ottobre 1977, al Giants Stadium di New York, un tempo con la maglia dei Cosmos e uno con quella del Santos; per la cronaca, con vittoria della squadra statunitense e suo gol, l’ultimo, nel primo tempo.

Il film Fuga per la vittoria e la carriera politica

Terminata la carriera sportiva, di lui resta memorabile la partecipazione al film “Fuga per la vittoria” (1981) di John Huston, in cui segna – ovviamente – la rete decisiva per la squadra dei prigionieri antinazisti, in rovesciata. Fu anche impegnato in politica, chiamato al ministero dello Sport dall’allora Presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso dal 1995 al 1998. Fece approvare la legge (che porta il suo nome) che aboliva il “cartellino” dei giocatori.

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