Appena iniziato l’intervento da parte dei restauratori per rimuoverli dalle storiche mura
Terminato il raduno improvvisato il 17 dicembre scorso che ha visto coinvolti nella sola città di Napoli oltre 1500 partecipanti per protestare contro il decreto anti-rave promosso dall’attuale governo si fa la conta dei danni. Sulle antiche mura del Palazzo Reale di Napoli, il cui restauro era stato ultimato appena quattro anni fa, sono comparse scritte e slogan di politicanti di strada che, in segno di protesta, trincerandosi dietro lo scudo di ideologie deformi hanno deciso con questo gesto di danneggiarle irreparabilmente.
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Qualunque sia stato il motivo, anche quello più nobile e condivisibile per alcuni, non giustifica in alcun modo azioni criminose come queste che andrebbero punite severamente. Distruggere la cultura come segno di dissenso è espressione estrema dei peggiori totalitarismi. La storia ci insegna come il saccheggio e la distruzione siano stati drammaticamente abusati come strumento di prevaricazione. Non è ancora certo che tale azione sia collegata alla manifestazione ordita contro l’attuale governo, ma le probabilità sono notevoli.
In questi giorni la Digos della Questura di Napoli diretta dal vice Questore Antonio Bocelli sta indagando alacremente affinché si possa risalire presto ai responsabili. Al setaccio le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che delimitano l’area e le testimonianze degli agenti in borghese.
L’intervento di restauro a Palazzo Reale
Intanto i restauratori della Società R.O.M.A. Consorzi impegnata in alcune attività di recupero all’interno del Palazzo Reale sono stati convocati per intervenire sulla rimozione dello scempio. Saranno necessari oltre tre giorni di lavoro e l’impiego di una squadra apposita per poter risolvere solo parzialmente il danno.
Come ci spiega un membro del team le scritte non potranno scomparire del tutto, ma saranno solo sbiadite; I mattoncini in cotto della facciata ed il piperno del basamento essendo materiali porosi hanno assorbito il solvente colorato che compone la vernice. L’unico modo per eliminarlo totalmente, ci spiegano gli addetti ai lavori, sarebbe la sabbiatura che di fatto andrebbe ad asportare alcuni decimi della superficie del prezioso materiale, ma l’intervento oltre ad essere molto oneroso risolverebbe solo in parte il danno senza contare che si rischierebbe il distacco di copiosi pezzi delle superfici che compongono la facciata.
Nel frattempo il direttore di Palazzo Reale Mario Epifani, la direttrice generale del Teatro di San Carlo Emmanuela Spedaliere ed anche il neo onorevole Francesco Emilio Borrelli facendo cartello, all’unisono hanno denunciato lo scempio, dichiarando che pur riconoscendo il diritto alla pacifica protesta non sono ammissibili certi atti che invece vanno contrastati.
A questo si aggiunge l’ennesimo danneggiamento denunciato dallo stesso Borrelli ovvero il depauperamento della facciata dell’Accademia di Belle Arti di Napoli vandalizzata da scritte e slogan. Dice Borrelli: «E’ frustante per noi Napoletani presentare questo scempio ai turisti che vengono da tutto il mondo; E’ uno sfregio nei confronti dei Napoletani e della nostra storia. Assistere a tutto questo è disarmante».
E’ drammatico comprendere come tanti giovani siano miopi di fronte a principi importanti come lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione della cultura; Valori da preservare gelosamente affinché possano arrivare intatti alle generazioni future. Chi danneggia la storia compie esattamente lo stesso atto sacrilego di chi inquina l’ambiente, ovvero distrugge il futuro.
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