La Calabria guida la speciale classifica
L’incidenza dell’economia non osservata nel Mezzogiorno rappresenta il 18,2% del complesso del valore aggiunto, seguita dal Centro dove si attesta al 13,0%. Sensibilmente più contenute, e inferiori alla media nazionale, sono li dati rilevati nel Nord-est e nel Nord-ovest, pari rispettivamente al 10,4% e 10,0%.
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È quanto emerge dalla Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per l’anno 2022 pubblicata congiuntamente all’approvazione della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), il documento che rivede e integra le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica.
La Calabria guida la speciale classifica risultando essere la regione in cui il peso dell’economia non osservata è massimo, con il 20,2% del valore aggiunto complessivo; l’incidenza più bassa si registra invece nella Provincia Autonoma di Bolzano con il 8,1%.
A condizionare i conti e a fare delle Regioni del Sud quale con il più alto tasso di evasione fiscale è il fenomeno cosiddetto della sotto-dichiarazione che pesa per il 7,6% del valore aggiunto, mentre nel Nord-ovest si registra un’incidenza più contenuta del 4,5%.
Le prime regioni a presentare la più alta incidenza da evasione per sotto-dichiarazione sono la Puglia con lo 8,3%, seguono a pari «merito» Campania e Marche entrambe con lo 7,7%, a seguire Calabria con lo 7,6% e Molise e Umbria entrambe con una quota che pesa lo 7,5% del valore aggiunto; in coda alla classifica con le quote più basse la Provincia autonoma di Bolzano con il 2,7% e la Provincia Autonoma di Trento dove si registra il 3,7%.
Il fenomeno dei «falsi minimi»
Tra i motivi alla base della significativa incidenza di evasione da sotto-dichiarazione, la Relazione dal MEF ha messo in evidenza gli effetti provocati dai cosiddetti regimi «dei minimi» e «forfettario» meglio noto come flat-tax, introdotto nel 2019. Questi regimi adottati con il prevalente intento di ridurre fenomeni evasivi hanno in realtà prodotto una riduzione di gettito condizionata significativamente dal fenomeno dei «falsi minimi» ovvero di contribuenti che beneficiato dell’agevolazione solo grazie alla pratica della sotto-dichiarazione del fatturato. Il fenomeno evasivo è strettamente legato a quello dell’impiego del lavoro irregolare che incide sia come mancato gettito IRPEF da lavoratore dipendete che come mancato gettito IRES e IVA relativamente alla produzione generata al nero.
Anche in questo caso la maglia nera per la maggiore quota di valore aggiunto generato da impiego di lavoro irregolare spetta alle Regioni del Mezzogiorno, dove si attesta al 7,4%, significativamente maggiore alla media nazionale che risulta pari al 4,8%. Seguono le regioni del Centro con il 4,9% mentre in quelle del Nord si assesta al 3,7%.
E’ sempre la Calabria ad aprire la lista delle Regioni meridionali dove il peso del sommerso dovuto all’impiego di lavoratori irregolari è particolarmente elevato segnando il 9,2% del valore aggiunto, seguita da Campania (8,1%). Questi i numeri che guideranno il Governo Meloni nelle principali scelte di politica fiscale e redistribuzione delle risorse in uno scenario macro economico già condizionato da molteplici fattori esterni.