Il governo accelera su manovra e caro energia ma bisogna chiudere il pacchetto dei sottosegretari

di Redazione

Calmierare le bollette di famiglie e imprese è l’emergenza numero uno

Su caro energia e manovra non c’è tempo da perdere. La presidente del consiglio Giorgia Meloni è consapevole che la «sfida» del governo inizia ora e avverte gli alleati che le settimane a disposizione per centrare gli obiettivi sono poche e serve lo sforzo di tutti. Calmierare le bollette di famiglie e imprese è l’emergenza numero uno e il governo intende spingere l’acceleratore. Il dossier è il primo tra quelli già aperti sul tavolo. Dopodiché c’è da chiudere il cerchio con la manovra, il cui cantiere è avviato ed è già in piena fibrillazione.

A partire dal tema del tetto al contante, su cui emergono i primi distinguo anche all’interno della maggioranza, mentre si profila l’ipotesi che alla fine si possa trovare una convergenza su una soglia di 3-5mila euro. Per il Mef il primo passo è quello di una «comparazione europea». Il primo giorno di lavoro dopo la fiducia incassata alle Camere, è incentrato sulle emergenze economiche. Sui principali dossier, e soprattutto sul timing serrato che attende l’esecutivo, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha avuto una giornata di riunioni a Palazzo Chigi, prima con il ministro dell’Economia Giorgetti e poi anche col titolare degli Affari europei (con delega sul Pnrr) Fitto e il responsabile economico di FdI Leo.

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Il decreto e la manovra da approvare entro il 2023

Il governo sa di dover fare presto: davanti non ci sono i canonici 100 giorni, ma molto meno tempo per preparare prima il decreto per l’emergenza bollette e poi, soprattutto, la manovra, che va approvata entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio. Un iter serrato, che il governo vuole affrontare con tutte le caselle completate: per questo lunedì si riunirà il consiglio dei ministri per chiudere il pacchetto dei sottosegretari. Nel frattempo, a tenere acceso il dibattito politico è il tema dell’innalzamento del tetto al contante, dopo la proposta di legge presentata della Lega per portare l’attuale soglia di 2mila euro (che a gennaio dovrebbe scendere a mille) a 10mila euro.

Ed è proprio al rischio delle fughe in avanti del partito di Salvini che sarebbe rivolto il monito di Meloni, secondo la lettura di alcuni esponenti della maggioranza. Ma c’è da fare i conti anche con le diverse sensibilità tra la maggioranza, con il forzista Mulè convinto che il tetto sul contante non sia in cima alle priorità. Intanto l’opposizione insorge, con Letta che parla di «scelta dissennata».

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La decisione comunque è presa e la misura verrà inserita nella legge di bilancio, ma è probabile che la soglia definitiva sia molto più bassa: «Vedremo se 2mila, 3mila o 5mila euro», indica il ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani, che fa riferimento ad una proposta avanzata da Fdi.

Prorogare fino a fine anno gli aiuti in scadenza

La priorità comunque resta arginare la corsa dei prezzi energetici. La premier lo ha detto chiaramente nel suo discorso programmatico. Giorgetti lo ripete: «Gli interventi di calmierazione delle bollette per famiglie e imprese rimangano prioritari». Il primo passo è il decreto per prorogare fino a fine anno gli aiuti in scadenza. A partire dall’estensione del credito di imposta per le imprese energivore (in esaurimento a fine novembre) e dello sconto benzina (che terminerà il 18 novembre), ma non si esclude anche una replica del bonus da 150 euro per alcune categorie. Le risorse dovrebbero arrivare dal ‘tesoretto’ di minor deficit da circa 9,4 miliardi lasciato in eredità dal governo Draghi.

Per poter usare le risorse, però, serve l’autorizzazione del Parlamento all’aggiustamento di bilancio: passaggio che potrebbe essere fatto nei primi 10-12 giorni di novembre, così da poter portare il decreto in cdm entro metà mese. I nuovi aiuti su bollette e carburanti saranno al centro anche della manovra, in cui dreneranno il grosso delle risorse. Ma la legge di bilancio interverrà anche su cuneo (garantito almeno l’attuale taglio di 2 punti) e pensioni (sicuro un intervento per evitare lo scalone al primo gennaio 2023, ma le opzioni sono tutte sul tavolo).

E’ destinata a cambiare anche la norma sugli extraprofitti: l’intenzione del governo è «regolarla meglio», dice il ministro dell’industria Urso, che in linea con la premier esclude anche il ricorso allo scostamento di bilancio. Si guarda intanto ad un altro tema destinato a diventare presto caldo, gli appalti: Salvini ha iniziato ad approfondire il dossier sul nuovo Codice.

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