Le indagini dei carabinieri sul giro d’usura scoperto a Fuorigrotta
La camorra, precisamente il gruppo napoletano dei Volpe di Fuorigrotta, applicava interessi del 20% all’ex calciatore Giuseppe Bruscolotti, un tasso – definito «benevolo» – praticato perché «si trattava del capitano del Napoli». Emerge anche questo dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, nelle indagini dei carabinieri sul giro d’usura scoperto a Fuorigrotta che hanno all’esecuzione stamattina di undici misure cautelari.
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Secondo gli inquirenti, però, in realtà la camorra avrebbe preteso tassi annuali vertiginosi, superiori al 40%, dall’ex calciatore, gestore di un’agenzia di scommesse nel quartiere Fuorigrotta, finito in uno stato di necessità. L’ex bandiera del Napoli avrebbe chiesto alla famiglia malavitosa Volpe (che si occupa proprio di scommesse e usura) 65mila euro a fronte del quale avrebbe dovuto pagare, inizialmente 2400-2600 euro al mese anche se successivamente la rata è stata fissata a circa mille euro mensili.
A parlare della rete d’usura è il collaboratore di giustizia Gennaro Carra: un giro piuttosto vasto, con numerose vittime, tra le quali anche l’ex bandiera azzurra Bruscolotti, che però avrebbe chiesto – riferisce Carra – anche cifre più consistenti.
Le parole del collaboratore di giustizia Gennaro Carra
«Ricordo – dice il ‘pentito’ – che una volta vidi Peppe Bruscolotti, l’ex calciatore, capitano del Napoli, nel ‘basso’ di Volpe Antonio. Dinanzi a me Bruscolotti consegnò una busta al Volpe. Quando andò via Volpe aprì la busta e iniziò a contare del denaro. La somma era di 5000 euro. Chiesi spiegazioni al Volpe e mi disse che aveva prestato 140mila euro a Bruscolotti e questi restituiva euro 5000 al mese. Mi disse che Bruscolotti pagava il 20% di interessi».
«Non so – continua Carra – se questi interessi dovevano essere computati sulla somma totale all’anno o al mese. Volpe mi disse anche che il prestito era servito al Bruscolotti per aprire un’agenzia di scommesse…. Commentai con il Volpe che il tasso di interesse praticato era benevolo, e il Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché sì trattava del capitano del Napoli».
In un altro colloquio intercettato dai carabinieri nel maggio 2020, durante la pandemia, Bruscolotti chiede al figlio di Antonio Volpe di consentirgli di rinviare un pagamento a causa delle difficoltà legate al fatto che il centro scommesse, proprio a causa del Covid, è rimasto chiuso.
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