Billè (Italia Sovrana e Popolare): «Riconquistare tutte le sovranità cedute da politici e tecnici»

di Chiara Langella

Il candidato: «Il dissesto idrogeologico è causa dell’inerzia dei partiti»

Mancano ancora pochi giorni alla conclusione della campagna elettorale e, finalmente, domenica, la parola passerà al popolo che dovrà scegliere i propri rappresentanti al Parlamento. In corsa per uno scranno alla Camera dei Deputati ci sarà anche Giuseppe Billè, ragioniere, nato a Messina, città dove risiede da 55 anni, sposato e padre di due figli, candidato al collegio Uninominale n.01 Sicilia 2 con la lista «Italia Sovrana e Popolare».

«Da diversi anni seguo con interesse il partito “Riconquistare l’Italia”» ha affermato Billè a ilSud24.it. «Ho letto molti dei documenti economici e politici pubblicati sul loro sito trovandoli interessanti ed in linea con quella che sono le mie convinzioni politiche, economiche e sociali, di quello che dovrebbe e di come dovrebbe essere guidato il nostro Paese».

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I punti programmatici

«Il presidente del partito, Stefano D’Andrea, insieme a tutto il gruppo dirigente del partito, non ultimi gli attivisti sul territorio senza i quali, oggi non staremmo qui a parlare, l’eccellente lavoro fatto durante il mese di agosto per la raccolta firme e per prepararsi per queste elezioni sono lì a dimostrarlo, sono stati i primi a lavorare ad una proposta di collaborazione con altri partiti basata su alcuni punti programmatici fondamentali per riconquistare tutte quelle sovranità (monetaria, politica, sanitaria, militare, territoriale), cedute dai politici di tutti i partiti con l’aiuto dei “tecnici”, che si sono avvicendati alla guida del Paese, da 30 anni a questa parte».

«L’improvvisa accelerazione delle dimissioni del governo tecnico Draghi e la decisione, altrettanto repentina, di andare alle elezioni il 25 settembre, ha innescato un’accelerazione alla formazione di un nuovo partito con un programma elettorale condiviso basato su 9 punti programmatici, unico argine alla deriva democratica in atto nel nostro Paese».

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«Alla proposta, oltre al partito “Riconquistare l’Italia” hanno aderito: “Ancora Italia” di Francesco Toscano; il Partito Comunista di Marco Rizzo; Azione Civile dell’Avv. Antonio Ingroia e altri piccole realtà partitiche e associazioni che rappresentano la società civile del paese. La scelta quindi di rispondere alla chiamata e candidarmi alla Camera dei Deputati con “Italia Sovrana e Popolare”, è stata la logica conseguenza di un percorso di consapevolezza politica, economica e sociale che andava avanti da anni».

Gli organismi sovranazionali

Al primo dei nove punti programmatici del suo partito si legge: «Sovranità: Uscita dalla U.E., dall’Euro, dalla N.A.T.O. e dall’OMS», secondo lei, perché è necessario uscire da questi organismi sovranazionali e dalla moneta unica?

«Per ciò che attiene l’uscita dalla NATO e dall’OMS ritengo sia necessaria in quanto organismi e strutture sovranazionali che sono palesemente vetuste ed anacronistiche, che non rappresentano più gli interessi degli Stati nazionali. Per quanto riguarda l’uscita dalla U.E. e dall’euro dico che è indispensabile. 20 anni di Unione Europea e di moneta unica, non hanno minimamente migliorato le condizioni economico sociali dell’Italia e del popolo italiano, e i dati sociali ed economici sono lì a dimostrarlo».

«Inoltre le continue cessioni di sovranità, hanno minato alle fondamenta le nostre istituzioni e persino il Parlamento che di fatto, è stato esautorato delle sue prerogative, diventando un semplice “organo” che ratifica leggi, norme e regolamenti scritti e discussi fuori dal Paese o nelle cosiddette “cabina di regia”».

«Appare evidente quindi, che lo Stato, privato della propria sovranità sancita e descritta nell’art.1 della nostra Costituzione, rimane vittima di un sistema economico/finanziario marcio, tenuto in vita da tecnocrati e speculatori, il cui unico scopo è mantenere e salvaguardare i privilegi di pochi facendone pagare i costi ai molti. Qualcuno ha detto che: “non avrete niente e sarete felici”. Le chiedo, chi ci fornirà i mezzi, gli strumenti e quanto necessario per “vivere”? A chi pagheremo “l’affitto”?»

Ambiente e territorio

Recentemente abbiamo assistito all’ennesimo disastro ambientale che si è verificato nelle Marche e che ha causato 11 morti. Secondo lei dipende dal cambiamento climatico o ci sono responsabilità da parte della politica?

«Il dissesto idrogeologico è causa dell’inerzia della politica che da anni non mette in atto tutte quelle azioni e operazioni di messa in sicurezza del territorio italiano, abdicando al proprio ruolo con la scusa del cambiamento climatico.  Una scusa, che serve solo a spostare le responsabilità della classe politica sui cittadini. E’ innegabile che abbiamo abbandonato la cura del territorio, perché visto come un costo, mentre la lotta al cambiamento climatico, per il sistema liberista in atto, è vista come una opportunità. E la politica attuale, esegue».

«La povertà, la disoccupazione, le diseguaglianze sociali, il territorio abbandonato a se stesso, le infrastrutture fatiscenti, il futuro strappato alle nuove generazioni non sono figlie del caso, ma sono invece scelte politiche. Nel sistema neoliberista in cui viviamo, un’impresa può approvvigionarsi di materie prime nell’africa sub-sahariana, trasformarle in Bangladesh e (non) pagare le tasse alle Antille olandesi, sfruttando il terzo mondo ed eludendo la raccolta fiscale in occidente (generando crescente ingiustizia sociale e contribuendo alla insostenibilità finanziaria ai nostri sistemi di welfare). Questi strumenti nell’U.E. si chiamano deflazione salariale, dumping fiscale e delocalizzazione delle imprese (italiane e non). E sono scelte politiche».

«La permanenza nell’U.E. non permette nessun provvedimento normativo di carattere nazionale volto a cambiare o ostacolare le direttive della commissione europea, che vanno nella direzione della tutela delle quattro liberalizzazioni che sono: libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali, principi inderogabili e superiori persino alla nostra costituzione».

Il mondo globalizzato

Quindi, secondo lei, nell’attuale panorama economico, il problema è la dottrina neoliberista?

«Certamente, aggiungo che coloro che si dichiarano “liberisti” dovrebbero avere la decenza di non fare i moralisti, perché il libero mercato nel mondo globalizzato è incompatibile con la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale. Coloro che oggi sostengono di voler difendere la sanità e la scuola pubblica, sono gli stessi che negli ultimi 30 anni l’hanno ridotta così come è oggi, e questo non dovrebbe e non può essere dimenticato».

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