La consigliera regionale e candidata: «Riorganizzare profondamente la sanità campana»
«I fondi assicurati dal Pnrr ci sono, adesso bisogna riorganizzare profondamente la sanità campana e rafforzarla con una strategia che unisca funzionalità e risultati». A dirlo è Annarita Patriarca, capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale della Campania e candidata del centrodestra nel collegio uninominale di Torre del Greco-Castellammare di Stabia (Campania 1 – U07).
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«Nelle Asl mancano i medici, soprattutto nel settore dell’emergenza-urgenza. Serve quindi colmare per prima cosa i vuoti di organico con il reclutamento di nuove risorse – sottolinea -. Attività, quest’ultima, che abbiamo visto essere spesso di difficile attuazione con bandi andati regolarmente deserti e con un progressivo disinteresse, anche di giovani professionisti, per la carriera sanitaria in ambito pubblico. Dunque, bisogna agire anche sull’attrattività e la competitività della professione aumentando gli stipendi e cercando di fornire maggiori tutele per la sicurezza degli operatori ed in ambito legale».
«Contestualmente, dobbiamo investire nella medicina territoriale restituendo ai medici di base il loro ruolo di interlocutori sanitari di prossimità che, purtroppo, con l’emergenza Covid è stato fortemente ridimensionato».
La rete della continuità assistenziale
«Allo stesso modo, la rete della continuità assistenziale deve trovare nuova efficienza perché i pronto soccorso non possono diventare lo sbocco di tutte le criticità, piccole e medie, che si riscontrano in un territorio densamente popolato come quello della provincia sud di Napoli – prosegue l’esponente azzurro -. Per di più con i centri di emergenza di Vico Equense e di Boscotrecase ancora chiusi e con strutture, come quelle di Castellammare di Stabia, Torre del Greco e Sorrento in grande difficoltà. È fondamentale potenziarli per consentire la loro riapertura».
«C’è poi da incrementare la sanità digitale e l’uso della telemedicina. Soprattutto quest’ultima può rappresentare, con un opportuno coinvolgimento operativo delle componenti infermieristiche, un valore aggiunto per migliorare quantità e qualità dell’assistenza. Come del resto si fa in tante Nazioni estere dove, da un lato, si usano le tecnologie per monitorare e trattare a distanza il paziente e, dall’altro, si abilita l’infermiere a specifici atti terapeutici».
«Al di là dei tecnicismi procedurali e delle normative che possono essere sempre sottoposti a correzioni e interventi migliorativi, l’occasione del Recovery ci offre la possibilità di poter finalmente riallineare la sanità locale agli standard qualitativi necessari non solo per tenere alta la guardia sul fronte della lotta al Covid, ma anche e soprattutto per poter offrire un’assistenza efficace ed efficiente alla nostra comunità»