Ora ci riprovano con Cottarelli che ha già fallito nella cancellazione degli sprechi
Bugie a ciclo continuo. Per paura di perdere, hanno già perso la testa. Ora, secondo Letta & c., sarebbe addirittura a rischio sfratto Mattarella. Ma il loro non era il governo dei migliori, del quale continuano a narrarci di obiettivi ottenuti, credibilità internazionale riconquistata, di miliardi già arrivati e altri ormai in arrivo. Allora perché devono raccontare bugie?
Perché è vero solo in teoria, non nei fatti. Nel 2021 hanno impiegato soltanto il 37,2% delle risorse disponibili! Hanno ricevuto i 21 miliardi della prima tranche del 2022 e posto le premesse per i 19 della seconda. Ma lo stato di attuazione dei primi 31 dei 45 interventi – stando alla Corte dei Conti – previsti dal Pnrr per i primi sei mesi dell’anno, mostra notevoli criticità. Per il mutato quadro economico-finanziario che, ha prodotto il rialzo dei prezzi delle materie prime e l’aumento dei costi dei progetti, ma soprattutto – è sempre la Corte dei Conti a dirlo – per le difficoltà dei ministeri a utilizzare i fondi.
Ma i ritardi non sono solo nei Ministeri e non sono legati – o almeno non in maniera esclusiva – all’insufficienza e l’inadeguatezza delle risorse umane in organico, alla lentezza dei trasferimenti delle risorse economiche da parte della tesoreria del Ministero di Economia e Finanze.
Basta pensare, ad esempio, alle missioni relative allo sport ed all’inclusione sociale, per le quali – pur essendo stati rispettati alla lettera, e nel tempo previsto, step e procedure e messo sulla carta il decreto che indica i criteri da seguire – non sono ancora arrivate le risorse da utilizzare. E lo stesso vale per il terzo settore e la povertà educativa del Mezzogiorno, dove ancora non sono ancora state firmate le intese con il Ministero dello Sviluppo Economico per il finanziamento delle Start up.
E questo nonostante che – nella speranza di accelerare la velocità di marcia procedurale e recuperare i ritardi nella realizzazione dei progetti previsti dal Pnrr, sia cresciuto a dismisura, purtroppo senza troppi risultati, il numero dei burocrati in organico.
1.500 decreti attuativi
Ma se non c’è stato tempo per mettere a punto i 1.500 decreti attuativi per rendere operative le leggi approvate e completare quelle riforme: giustizia, concorrenza, fisco, catasto, concessioni balneari, tassisti, ecc., richieste dall’Europa, anche se non pedissequamente a come le pretenderebbe l’Ue; quello disponibile è stato sufficiente per dedicarsi allo sport preferito dalla classe politica: la caccia alle poltrone più significative e con lauti compensi per gli amici fidati, distribuendo incarichi ministeriali a burocratici di lusso: prefetti e ambasciatori.
Il che ha prodotto l’unico risultato possibile: far crescere il debito pubblico dai 2.606 miliardi di euro del gennaio ‘21 ai 2.755 di maggio ‘22. Intanto arrivano i primi segni della bufera economica in arrivo: le famiglie tagliano le spese e le vendite calano del 5,9%, mentre la spesa del carrello alimentare è cresciuta del + 9.1% e in 7 mesi hanno chiuso oltre 700 negozi; le bollette continuano a gonfiarsi d’inflazione (+8%) che pesa – causa i redditi inferiori – più al Sud che al Nord, per cui i divari fra le due macro aree riprendono ad allargarsi. Come ha confermato l’Istat e ribadito la Svimez nel suo rapporto 2021.
Un altro «migliore» da mandare in campo
Bankitalia, inoltre, fa sapere che, da aprile a luglio scorsi, 67 miliardi di euro, di italiani e non, hanno valicato i confini della penisola e si sono trasferiti all’estero. Ma hanno trovato un altro «migliore» da mandare in campo: quel Cottarelli che nel 2013 l’allora premier Letta, su suggerimento quirinalizio, nominò commissario straordinario per la revisione e il taglio della spesa pubblica». Risultato? Le spese sono ancora tutte lì, ma lui si prepara ad entrare in Parlamento. Viva l’Italia!
Quella, che si nasconde dietro un’«Agenda Draghi» che per stessa ammissione di superMario non esiste, ma qualcuno promette di realizzare e intanto continua a lanciare allarmi contro «i fascisti che marciano su palazzo Chigi». Quella Italia «sinistra» che cammina in avanti, con la testa rivoltata all’indietro e chiede abiure. Ora tocca alla fiamma nel simbolo di FdI. Continuano però a tacere su cosa intendono fare per il Paese e il Sud.