Camorra e «stesa», gli indagati incastrati da video sorveglianza e social

di Redazione

I colpi d’arma da fuoco esplosi lo scorso 2 luglio

Per incastrare i quattro indagati che oggi sono stati sottoposti a fermo con l’accusa di essere gli autori di un raid a colpi di pistola sparati all’impazzata e ad altezza d’uomo, lo scorso due luglio, nel quartiere Ponticelli di Napoli, agli investigatori sono bastate le immagini dei sistemi di video sorveglianza e quelle che i fermati (tre, in tutto, manca all’appello un minorenne) hanno pubblicato sui social.

E’ il caso, per esempio di Giuseppe Damiano: i fotogrammi dei video acquisiti dai carabinieri ritraggono in sella a una delle moto un uomo che sugli avambracci gli stessi tatuaggi ritratti su diverse foto pubblicato da Damiano su Tik Tok. Emmanuel De Luca Bossa, secondogenito del boss Antonio De Luca Bossa, è il cugino di Carmine D’Onofrio, il 23enne ucciso la notte del 6 ottobre 2021 davanti alla compagna 20enne incinta.

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Per quell’omicidio la Squadra Mobile di Napoli fermò lo scorso aprile, sei persone ritenute legale proprio al clan De Micco, tra cui Marco De Micco. Gli attriti tra le due famiglie si sono acuiti lo scorso maggio, quando sono tornati in libertà proprio Vincenzo Barbato, Giuseppe Damiano ed Emmanuel De Luca Bossa presi oggi dai carabinieri.

I rilievi dei carabinieri della settima sezione investigativi scientifiche del Nucleo Investigativo hanno consentito di accertare che «la stesa» è stata messa a segno lo scorso 2 luglio, poco prima delle 19, da quattro persone, armate di almeno tre pistole, che viaggiavano in sella a due potenti moto (una Triumph e una Suzuki) e che hanno sparato ad altezza d’uomo.

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