Avvocato, figlio e dipendente simulano vendita yacht
Avrebbero sottratto all’erario 4 milioni di euro: maxi-sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore, del padre avvocato e di un dipendente del professionista, tutti della penisola sorrentina.
I tre destinatari del decreto di sequestro preventivo, eseguito dagli uomini del gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata ed emesso dal gip del tribunale torrese su richiesta della Procura oplontina, sono indagati a vario titolo per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sui redditi mediante la fittizia alienazione di un’imbarcazione di lusso.
Il provvedimento si inquadra nell’ambito di più ampie indagini sviluppate dai finanziari di Massa Lubrense, scaturite da una verifica fiscale conclusa nei confronti dell’avvocato, al quale è stata contestata dall’amministrazione finanziaria un’evasione d’imposta per circa 4 milioni di euro.
In particolare, oggetto dell’attività delle fiamme gialle è stata la cessione di uno yacht di proprietà del professionista ad un uomo di nazionalità tunisina, rivelatosi poi essere un domestico alle dipendenze dello stesso avvocato.
Successivamente, l’imbarcazione è stata ceduta ad una società attiva nel settore dei trasporti marittimi, legalmente rappresentata dal figlio del legale. Gli ulteriori accertamenti, da ciò che si apprende dalla Procura, hanno permesso di rilevare che, dopo aver presentato ricorso presso il Tribunale di Torre Annunziata, ottenendo una sentenza attestante la natura simulata delle due compravendite, il legale ha ceduto nuovamente il natante alla società rappresentata dal figlio, ad un prezzo convenuto di oltre 430.000 euro.
”Dalle attività svolte – sottolinea Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata – è risultato che l’imbarcazione fosse sempre rimasta nella disponibilità dell’avvocato nonostante le plurime cessioni simulate. A sostegno della natura fraudolenta degli atti posti in essere al fine di evadere il pagamento delle imposte, rendendo il citato bene scevro da qualsiasi atto coercitivo da parte dell’Agenzia delle Entrate, le cessioni sono avvenute in un periodo in cui il professionista era già a conoscenza del suo debito maturato nei confronti dell’erario”. Il tribunale ha dunque disposto il sequestro diretto dell’imbarcazione.