Martina Patti per i carabinieri avrebbe premeditato l’omicidio della bambina
In isolamento in una cella dell’istituto femminile di piazza Lanza a Catania, controllata a vista 24 ore al giorno per evitare che possa commettere gesti estremi, in attesa dell’interrogatorio con il giudice: è passata così la prima notte in carcere per Martina Patti, la madre 23enne che ha confessato di aver ucciso la figlia Elena, di 5 anni e di averne nascosto il corpo in campagna vicino alla sua casa a Mascalucia. Il suo difensore, l’avvocato Gabriele Celesti, la incontrerà solo oggi, prima dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip per la convalida del fermo dell’indagata, che è previsto venerdì mattina.
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E sempre oggi, invece, sarà conferito l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo della bambina che, secondo i primi rilevi, è stata uccisa con diverse coltellate al collo e alla schiena, probabilmente inferte dalla madre di spalle o mentre l’abbracciava. Un omicidio che la donna ha confessato, ma dopo avere simulato il rapimento di Elena da parte di un commando. Un delitto al momento senza un perché, tranne l’ipotesi investigativa della gelosia di Martina Patti per l’attuale compagna dell’ex convivente e per l’affetto che Elena mostrava nei confronti di quest’ultima.
«Ha agito come se non fosse lei – spiega l’avvocato Celesti – come se avesse avuto una forza sovrannaturale alla quale non ha potuto resistere e non c’è stato un pensiero che l’ha potuta frenare». Il penalista ricostruisce le fasi che hanno portato all’ammissione della colpa da parte di Martina, che ha fatto poi trovare il cadavere della figlia seminascosto tra pacchi di plastica nera e parzialmente coperto da terra e cenere eruttiva. «E’ stato un interrogatorio drammatico – racconta – lei non è una donna fredda e calcolatrice, ma una donna che sta prendendo consapevolezza del fatto».
Lo choc a scuola
Nessun segnale di disagio era emerso alla scuola materna di Tremestieri Etneo che la bambina frequentava: «Lunedì alle tredici – ricorda commossa e in lacrime la responsabile, Veronica Piazza – Martina è venuta a prendere la bambina e noi l’abbiamo affidata alle mani più sicure, con quell’abbraccio che è diventato comune a tutti e che dimostra l’amore che la piccola aveva per la madre. Noi vedevamo una famiglia attenta e premurosa».
La ricostruzione del capitano dei carabinieri
Per i carabinieri, invece, avrebbe premeditato l’omicidio della bambina. E durante l’interrogatorio sarebbe stata impassibile, tranne cedere dopo le contestazioni che le sono state mosse. «In un primo momento era fredda e distaccata – ricostruisce il capitano Salvatore Mancuso – ma poi ha avuto un cedimento e ha pianto». Oggi ci saranno i rilievi dei carabinieri del Sis nella casa della donna: «I punti da chiarire – spiega l’ufficiale dell’Arma – sono il luogo del delitto e l’eventuale responsabilità di altre persone nella commissione dell’omicidio o nell’occultamento del cadavere. Abbiamo fatto verifiche su tutti i familiari stretti, ma al momento non si sono evidenziate anomalie».
Nella confessione la donna ha detto di «avere ucciso la figlia sul luogo del ritrovamento» con un coltello. Per il resto, nell’interrogatorio ai carabinieri e alla Procura, dice il suo legale, «non ha saputo ricostruire» cosa accaduto, perché «era come annebbiata». Per questo l’avvocato Celesti farà valutare la sua assistita da uno psichiatra per poi stabilire se richiedere una perizia.
Minacce e insulti all’avvocato
Il penalista è finito nel mirino di ‘leoni da tastiera’ che sui social ha ricevuto insulti e auguri a subire le stesse sofferenze di Martina Patti. Il Consiglio dell’ordine degli avvocati e la Camera penale di Catania parlano di «inaccettabili minacce e aggressioni verbali» e ricordano che «il ruolo del penalista non è quello di difendere il reato, ma quello di tutelare, sempre, un principio sancito dalla nostra Costituzione».
L’associazione Paterfamilias-Padri Separati di Catania, che si «unisce al dolore del padre e a quello dei nonni per la sconvolgente scomparsa della piccola Elena», annuncia la costituzione di parte civile nel procedimento penale. Mascalucia, paese dell’Etna, è a lutto e ha sospeso i festeggiamenti esterni per il Patrono, San Vito. In chiesa c’è un momento di preghiera con l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, che sottolinea come «per onorare al meglio la piccola Elena non si deve continuare in un clima di vendetta e di astio, ma in questo momento fermiamoci, riflettiamo e preghiamo»