Basta con l’essere gregari e semplici portatori di valigie altrui

di Nuccio Carrara*

In nome dell’ideologia dominante dell’Occidente che tollera tutto ma non rispetta nulla

In un articolo apparso su L’Eco della Verità del dicembre 1986, Giuseppe Niccolai, esponente di punta del Movimento Sociale Italiano e fine intellettuale, lamentava con parole appassionate l’appiattimento dell’Italia e dell’Europa sulle posizioni, in termini geopolitici e culturali, dell’Occidente a trazione USA: «I popoli muoiono, sia pure dolcemente se, dimenticando le proprie radici, si fanno “altro”: si buttano nel grembo della Potenza-madre dicendole: “Fai tu la storia, anche per me; commetti pure le più turpi porcherie, le infamie più ignobili, io non protesterò, sarò sempre al tuo fianco. Mi sacrificherò per te, Occidente!”».

Oggi possiamo dire che di turpitudini, porcherie e infamie della Potenza-madre se ne sono viste abbastanza in ogni angolo del modo, soprattutto dopo la fine dell’impero sovietico che giocoforza ci costringeva a stare dalla parte “occidentale”, specialmente in Italia dove vi era il Partito Comunista più forte d’Europa e il comunismo iugoslavo ai confini del nord-est.

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L’abbraccio diventato definitivo e mortale

Tuttavia il passare del tempo e le mutate condizioni storiche non hanno scalfito la voglia di “abbracciare” l’Occidente ed anzi, con la nascita dell’Unione Europea, l’abbraccio sembra diventato definitivo e mortale. La vera patria non è più l’Italia, neppure per i partiti di ispirazione “patriottica”, ma secondo l’intuizione di Niccolai, la vera patria è diventata “la società americana”, trasformandoci in «Non più Nazione, ma zona. Dell’Occidente. Non più cultura, ma mercato. Dell’Occidente. In nome dell’ideologia dominante dell’Occidente che tollera tutto ma non rispetta nulla, in cui niente ha più valore, ma tutto ha un prezzo».

Persino il MSI, a suo avviso, sembrava avviato su questa pericolosa china quando, procedendo a modificare il suo Statuto, accanto al proposito di perseguire “il fine di garantire la dignità e gli interessi del popolo italiano”, venne inserito anche quello “di una più vasta missione occidentale, europea, mediterranea”. A Niccolai non andava giù quel termine “occidentale”. Dal suo punto di vista, il MSI stava irrimediabilmente scivolando «nelle stalle dell’americanismo».

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Eppure, si era ancora ben lontani dallo sbracamento della destra odierna che, pur di perseguire gli obiettivi della Potenza-madre, si è dimostrata oltremodo guerrafondaia e lontana dai reali interessi italiani.

Vedere nella Russia di Putin la prosecuzione dell’imperialismo sovietico è un grave errore che fa il paio con l’accettazione supina dei non bene definiti “valori occidentali”, quelli che ci legano alla civiltà del denaro, delle banche e delle multinazionali anche attraverso l’uso della prevaricazione militare della Nato.

Il cinismo americano

Si preferisce seguire le orme del cinismo americano ben espresso da Zbigniew Brzezinski, già consigliere del presidente americano Carter: «Il nuovo ordine mondiale sotto l’egemonia americana viene creato contro la Russia, a spese della Russia e sulle sue rovine. L’Ucraina è per noi un avamposto dell’Occidente contro la restaurazione dell’Unione Sovietica».

Le aspirazioni “sovraniste” vengono così risucchiate, in nome di vecchi pregiudizi alimentati ad arte dai diktat di oltreoceano e dell’Unione Europea, che si è rivelata la longa manus degli interessi americani, in aperta violazione di quelli italiani ed europei.

Neppure il crollo verticale in atto dell’economia italiana spinge i nostri “patrioti” ad una riflessione più avveduta, magari attingendo al buonsenso ed alla stessa stampa estera apertamente atlantista, che dimostra molta più autonomia di quella tricolore nel denunciare il fallimento delle sanzioni anti russe rivelatesi ampiamente autolesioniste. Ad esempio, il britannico Guardian dice esplicitamente che la Russia sta vincendo le sanzioni economiche sia per l’aumento dei prezzi delle sue risorse energetiche sia perché il suo petrolio e il suo gas verranno acquistati su altri mercati. Una riscoperta dell’acqua calda che trova riscontri anche su testate a stelle strisce.

Una sorta di lista di proscrizione del Copasir

Persino la libertà di espressione viene minacciata dalle nostre parti, proprio da chi non te lo saresti mai immaginato. Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza, guidato da un uomo di destra, ha messo sotto le lenti dei servizi segreti alcuni opinionisti, giornalisti e scrittori ritenuti eccessivamente filo russi e “putinisti”, quasi costituissero un pericolo per la sicurezza nazionale e fossero agli ordini di Mosca e ne sostenessero la propaganda anti Kiev.

Ne è venuta fuori una sorta di lista di proscrizione pubblicata, non senza gongolare, dal Corriere della Sera, indegna di un paese civile che si autoproclama libero e democratico. La stessa Giorgia Meloni, pur sostenendo ragionevolmente di non volere essere la cheerleader dei paesi esteri, sostiene a spada tratta la follia della Nato, che sta alimentando esplicitamente la guerra in Ucraina senza badare ai danni provocati ai paesi sanzionatori più che alla Russia. Quantomeno dovrebbe sfiorarla qualche sospetto e qualche imbarazzo nel trovarsi così perfettamente in linea con il Pd e con il governo Draghi, il più anti italiano di tutti i tempi.

Evidentemente le riflessioni degli illustri padri della destra sembrano servite a poco di fronte al dilagare del pensiero unico. Eppure la storia e la geografia ci dovrebbero insegnare che è venuto il momento di affrancarci dalla volontà e dagli interessi di Washington per tornare ad essere italiani ed europei, liberi di vivere in pace con tutti, ma in special modo con le nazioni a noi vicine territorialmente, per affinità culturali e comunanza di interessi.

Per usare le parole di Massimo Magliaro, che per tanti anni è stato accanto ad Almirante, «Basta saper scegliere con attenzione i compagni di strada e decidere se vogliamo fare gli apripista e i battistrada oppure i gregari se non addirittura gli sherpa, cioè i portatori di valigie».

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

Setaro

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