Per il senatore è inaccettabile «che i collegi giudicanti non rispecchino comprovate e puntuali competenze in tema fiscale»
«Se la riforma della giustizia tributaria dovesse confermare per la nomina dei magistrati tributari l’esclusione dei laureati in economia e commercio, e quindi dei commercialisti, sarebbe non solo l’ennesimo schiaffo del Governo alla categoria professionale, che è la principale protagonista nei rapporti economici tra Amministrazione e contribuenti, ma si manifesterebbe l’intenzione, ancor più grave, di non voler davvero garantire un processo tributario fondato sulla specifica competenza nel settore e nella materia oggetto di contenzioso». Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi, segretario della Commissione Finanze di Palazzo Madama.
«E’ inaccettabile infatti che i collegi giudicanti, sui quali gravano cause per decine di miliardi di euro, non rispecchino comprovate e puntuali competenze in tema fiscale, contabile ed aziendale, cioè nelle materie proprie dei corsi di laurea in Economia e Commercio, ed oggetto dell’attività della professione dei commercialisti».
Fratelli d’Italia «per garantire la consueta volontà di collaborazione costruttiva nelle Commissioni Parlamentari affidatarie della Riforma, porrà la questione preliminare della integrazione dei laureati in Economia e Commercio e dei commercialisti nei ruoli della giustizia tributaria».
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