Alla fine la voglia di poltrone di Salvini e Berlusconi ha frantumato il centrodestra

di Mimmo Della Corte

La sinistra ha paura del voto, ma la maggioranza «allargata» potrebbe aiutarla a vincere. E a rimetterci sarebbe soltanto il Sud

Diciamolo tutta. Se la coerenza viene considerata, a seconda della convenienza di chi giudica, una volta sintomo di nazismo, un’altra di populismo, la successiva di sovranismo e qualche altra ancora, addirittura, un pericolo per la democrazia.

vuol dire davvero che questo Paese è ormai ridotto alla frutta.

Di più, se la sinistra di questo stesso Paese ogni volta che ne ha bisogno ricorre a rettori, professori universitari e signore grandi firme dei giornaloni nostrani (di cui tralascio i nomi, per non regalargli immeritata pubblicità, tanto li conoscete già tutti) per fargli sostenere le proprie tesi e offendere la Meloni e tutti i non allineati ai loro teoremi, (indipendentemente dalle rispettive posizioni politico-partitiche) di fascismo o nazifascismo, significa che è già preda di anoressia e bulimia. Purtroppo, il problema è sempre lo stesso: la sinistra ha paura e si vede da lontano, perché non sa nasconderne il volto.

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I risultati dei sondaggi

Tanto più che i sondaggi Swg per il TgLa7 e Supermedia Youterend sondaggi per Agi di venerdì scorso continuano a darle torto e a ribadire che l’unico partito che continua a crescere è sempre fratelli d’Italia che con il suo 21,6% mantiene il primo scalino del podio elettorale, seguito al secondo posto dal Pd lettiano che tocca il 21,2%, ma perde lo 0,2% rispetto al sondaggio precedente; terza, ma a notevole distanza la Lega di Salvini ferma al 15,9%; poi il M5s che è precitato nel baratro scivolando fino al 12,9% dopo aver lasciato per strada un altro 0,4% dei consensi, mentre FI, cui sembra aver giovato il ritorno in campo di Silvio Berlusconi che ha trascinato il partito all’8% con un guadagno rispetto al dato precedente del + 0,3%.

Seguito dalla federazione Azione e +Europa al 5% (-0,3%); poi il gruppo dei partiti che oscillano fra il 2 e il 3%: Sinistra Italiana 2,6% (+0,2), Articolo 1 2,6 (-0,2), Italia Viva 2,4% (+0,2) ed infine i Verdi 2,3% (-0,1). Secondo questi sondaggi il centrodestra, quindi, se unito, porterebbe a casa il 45,5%, mentre il centrosinistra si fermerebbe al 41,6% e la vittoria dipenderebbe dal 5% di Calenda e Bonino, e dal 2,4% di Renzi che insieme fanno il 7,4%.

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La premiership di Giorgia Meloni

Non bisogna essere certo un genio della lampada per capire che l’ostracismo per la probabile – alla luce dei sondaggi – premiership di Meloni – che, oltre ad essere la leader dell’ormai primo partito d’Italia è anche la presidente del partito dei conservatori e riformisti europei – ha fatto perdere alla Lega ben il 18.4% rispetto alle europee del 2019 e il 2% nei confronti delle politiche 2018 e a Fi il 6% rispetto alle politiche 2018 e il 4,2 sulle europee 2019, mentre di contro FdI ha guadagnato il 16,25% rispetto al 2018 e il 15,1% rispetto al 2019.

Purtroppo, per loro, speravano di trarre dei vantaggi dalla partecipazione al governo dei «migliori» che proprio tali non sono stati fino in fondo, tranne che nei bla bla bla e non essendo riusciti a portare a casa alcun risultato positivo per i cittadini, rischiano di rimetterci la testa. Fatto è che hanno le idee confuse. Si vede e si sente lontano un miglio. E’ difficile immaginare un «centrodestra, distinto dalla destra», come ripete ininterrottamente Berlusconi da tempo, ma abbracciato in lista unica FI-Lega con quel Salvini i cui fans ancora continuano a sputare veleno, ma al quale non si fanno scrupolo, quando è il momento di chiedere il voto.

L’alleanza fra «il gatto e la volpe»

Certo il logo non sarà più Lega Nord, ma «Prima l’Italia». E allora, questo significa che da oggi in poi, Zaia & c. non chiederanno più l’autonomia e non pretenderanno più che, al momento di distribuire le risorse, il governo non discrimini il Sud e si comporti con equità. «Prima l’Italia», non ha alcunché da vedere con il Sud! Eppure entrambi, sanno benissimo che senza FdI non hanno i numeri per vincere e governare.

Evidentemente, il loro primo obiettivo non è strappare il governo alla sinistra, bensì impedire che la Meloni, li sorpassi e possa essere lei la più votata del centrodestra e a strappare ad entrambi le chiavi di palazzo Chigi. Ma a rimetterci di più per un’alleanza fra «il gatto e la volpe» sarebbe soprattutto il Sud.

A proposito, «Libero» ai sondaggisti vip se la lista unita Fi-Lega troverebbe il gradimento degli elettori, questi rispondono che potrebbe valere il 22%. Ed Il giornale ne deduce che «i loro elettori premierebbero questa scelta». Ma come fa ad essere vincente una scelta che costringerebbe i due sottoscrittori a perdere il 22% rispetto alle europee del 2019 e il 9,3 rispetto alle politiche del 2018? Di più, anche a rimetterci l’1,9 nei confronti degli ultimi sondaggi che li danno al 23,9%. Certo la matematica non è un’opinione. E’ vero, ma dipende anche da chi ne tira le somme.

Setaro

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