Il Governo dà il via libera al Def di guerra targato Bce-BdI

di Mimmo Della Corte

Solo 5 miliardi contro bollette ed energie. Stime 2022 al ribasso

Mario Draghi, Daniele Franco e l’esecutivo a maggioranza allargata dà il via libero al Def di guerra 2022, con poche o niente spese e soltanto 5 miliardi di aiuti, ma immediati (sarà vero?), chiedendo a tutti i ministri di restare prudenti perché c’è la «disponibilità del governo» a fare «tutto il necessario per aiutare famiglie e imprese».

Per il momento, quindi, «no» allo scostamento, richiesto a vivo voce da tutti i partiti. Più in là, se dovessero rendersi necessarie altre risorse, «le troveremo come abbiamo fatto finora», assicura, con esemplare laconicità, il ministro dell’Economia, confermando di aver prorogato di 10 giorni fino al 2 maggio il taglio di 25 centesimi delle accise su benzina e gasolio.

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Ma che il disagio sociale continui a crescere è ben noto al governo, dice il premier, «anche perché nel mese e mezzo di guerra ucraina è venuta meno la fiducia d’inizio anno». Le imprese «soffrono» e bisogna rafforzare gli interventi, sottolinea il ministro Franco che garantisce anche di aver già indicato i capisaldi del decreto da approvare entro aprile.

Bollette e carburanti – assicurano Draghi e Franco – restano in cima alla lista delle difficoltà da risolvere, anche se, però, prima di decidere il da farsi sarà necessario valutare l’andamento dei prezzi che, in prospettiva pur restando alti dovrebbero cominciare ad arretrare a meno che non si verifichi un blocco delle forniture che porterebbe a un tracollo del Pil – sostenuto in gran parte peraltro dall’effetto trascinamento della performance da record del 2021 – di più di due punti, nella versione peggiore fino a un risicato +0,6%. Come a dire, insomma, che tutto può succedere, ma anche no.

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Il caro-materie prime che zavorra le imprese

Nell’elenco delle nuove misure entra anche il caro-materie prime che zavorra le imprese e rischia di fermare gli appalti, compresi quelli del Pnrr. E poi, sfruttando il nuovo allentamento degli aiuti di Stato modello Covid, ci saranno nuove risorse per le garanzie sul credito, ma anche nuove tranche di aiuti per gestire l’accoglienza dei profughi. Lo spazio per queste politiche «espansive», spiega Franco, viene proprio da una gestione «prudente» dei conti pubblici e dalle entrate che continuano ad andare meglio del previsto: il nuovo decreto, anzi, darà una spinta al Pil dello 0,2%, portando la crescita programmata per il 2022 al 3,1% rispetto al 2,9% tendenziale.

Una previsione quasi dimezzata rispetto alla stima del 4,7% della Nadef. In questo quadro il debito, al 150,8% nel 2021 per effetto della revisione del Pil nominale effettuata dall’Istat, scenderà di 4 punti nel 2022 (al 146,8%) per continuare il suo percorso in calo in tutto il periodo fino al 141,2% del 2025. Nel frattempo non si è toccato «il percorso dell’indebitamento», sottolinea ancora Franco. Il titolare di via XX settembre ha ribadito ai ministri che non è il caso di alzare il deficit – rimasto fissato al 5,6% nel 2022 – anche perché a risentirne sarebbe lo spread, già in tensione nelle ultime settimane.

Le lamentele di Partito democratico e 5Stelle

Va bene essere cauti ora, gli hanno risposto il dem Orlando sia il capodelegazione 5s Patuanelli, ma bisogna dire in modo chiaro che si è pronti a fare di più se necessario. Il ministro del Lavoro ha invitato a «non escludere» di ricorrere all’extra-deficit per attutire l’impatto sociale della guerra e arginare il rischio di nuove povertà. Il ministro dell’Agricoltura ha chiesto che il sostegno alla domanda sia una delle «priorità» del Def, approvato comunque all’unanimità dal Cdm.

Pochi minuti dopo il leader 5S Giuseppe Conte ha fatto sapere che i 5 miliardi a disposizione (sui 9,5 di deficit, il resto è già stato impegnato per le coperture dei precedenti decreti bollette) «non sono sufficienti» e ha chiesto subito un nuovo «scostamento». Per ora, però, palazzo Chigi ha deciso di attendere per capire se ci sarà una «risposta Ue».

E, magari, un Recovery di guerra. E se non dovesse arrivare si cercherà un’altra via: fin qui si sono trovati già «15,5 miliardi. Nelle prossime settimane – conclude laconico – comprenderemo meglio le dimensioni dell’intervento necessario e come finanziarlo». Come si dice, «chi vivrà, vedrà». E noi ci saremo per vedere e verificare.

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